Una carriera ventennale e il successo con ‘Despacito’: «Ogni album è una nuova pagina di musica». Intervista a Luis Fonsi

musica». Intervista a Luis Fonsi

Con diciotto anni di carriera alle spalle e otto album dal debutto nel 1998 con collaborazioni prestigiose insieme ad artisti del mondo del pop e della dance internazionali (da Christina Aguilera a Laura Pausini), Luis Fonsi consacra in questo 2017 la propria celebrità con un brano che è divenuto mega hit virale nel mondo. La sua Despacito, infatti, è solo l’ultimo tassello di un percorso che attraversa musica, cinema e televisione a suon di Grammy Awards vinti e cascate di nomination.

Fonsi, di origini portoricane ma cresciuto in Florida, è abituato ai grandi numeri ma l’ultimo singolo ha superato qualsiasi aspettativa: sono oltre 900milioni le views totali del videoclip e 270milioni gli ascolti su Spotify che hanno trasformato Despacito nel tormentone di stagione anticipato. Sound trascinante con i suoi ritmi latini e appeal da club 2.0, il super singolo è premiato anche nelle classifiche italiane da sempre sensibili alle produzioni che occhieggiano al centro America.

Ph. Cr.: Omar Cruz

Ph. Cr.: Omar Cruz

Il brano ai vertici delle charts arriva dopo un album, 8, uscito nel 2014 con la produzione dello svedese Martin Terefe e anticipa il nuovo progetto atteso dopo l’estate in vista di un intenso tour mondiale che toccherà anche il nostro Paese. Grazie all’album Abrazar la Vida (2003) e, ora, con il colpo di grazia di Despacito, il nome di Luis Fonsi è approdato con vigore nel Vecchio Continente. Verrebbe proprio da dire: Enrique Iglesias e Ricky Martin who?!!

(…)

C’è qualche artista che ancora non hai incontrato ma con cui ti piacerebbe poter lavorare?
Per quanto riguarda altri nomi con cui lavorare, non è facile farne per me perché son un amante della musica in generale; per esempio, parlando di cantanti italiani, dicevo alla mia casa discografica che all’estero conosciamo molti artisti italiani ma si tratta solo di quelli che registrano anche per il mercato spagnolo. Penso alla Pausini, Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro, Nek e Umberto Tozzi ma credo ci siano tanti altri talenti che non conosco perché semplicemente da noi ancora non si sentono e mi piacerebbe lavorare con loro perché in ogni nazione c’è tanto talento. La musica è condivisione e non competizione. (continua…)

clicca qui sotto per leggere tutta l’intervista:

http://www.webl0g.net/2017/04/13/intervista-luisfonsi-carriera-ventennale-successo-despacito/

Umberto Tozzi: «A 60 anni passa la rabbia e si vive meglio»

 

ROMA – A 60 anni c’è chi pensa alla pensione, chi guarda al passato e chi progetta il futuro. Nella categoria di quest’ultimi c’è Umberto Tozzi che non è ancora pago dei successi canori racchiusi in 70 milioni di dischi venduti nel mondo. Anzi, del passato cerca di dimenticare le amarezze guardando soprattutto davanti a se con rinnovata fiducia e un consiglio per tutti: «Io mi vedo meglio oggi che ho 60 anni di quando ne avevo 20. Ho smesso di essere arrabbiato, a 60 anni passa la paura e si vive meglio. Io continuo ancora a sognare di fare musica. Sì si può dire, la vita comincia anche a 60 anni».

Umberto Tozzi ha compiuto 60 anni il 4 marzo, lo stesso giorno in cui era nato Lucio Dalla. «Mi dispiace di non averlo conosciuto di persona. La musica è rimasta orfana, come tanti italiani, di uno dei suoi artisti più talentuosi e significativi». Nato a Torino, ma l’origine è pugliese, Tozzi ha conquistato l’America e resterà immortale soprattutto per “Gloria” che Laura Branigan ha cantato nella colonna sonora di “Flashdance”, uno dei film musicali più famosi nella storia del cinema.

Il re del pop melodico italiano. Tozzi è autore di straordinarie canzoni entrate di diritto nell’immaginario collettivo: “Ti amo”, “Tu” e “Gloria” (che fanno il giro del mondo), oltre a “Stella stai”, “Gente di mare” e “Gli altri siamo noi”. Successi scanditi, in oltre trent’anni di carriera, da un alternarsi di momenti di gloria e delusioni seguite da crisi di coscienza e, talvolta, vuoti d’ispirazione.

Non solo musica. Due anni fa ha dato alle stampe “Non solo io – La mia storia”. «Nel libro ci sono la mia vita, la mia famiglia, la mia carriera, gli errori, le delusioni, i tradimenti di compagni di viaggio».

Fortuna e successo. «Ho avuto dalla vita fortuna e successo. Mi ritengo un privilegiato perché sono cresciuto in un’epoca che ha veramente lasciato un segno indelebile nell’arte. C’erano autori come Mogol, Bigazzi. E grandissimi interpreti cantautori. Ma oggi sogno ancora facendo musica. Sto vivendo uno dei momenti più sereni della mia vita, ho smesso di essere arrabbiato e la mia voce, non è presunzione, la considero più bella, matura di 20 anni fa. Anzi posso azzardare che riesco ad apprezzare di più il mio mestiere oggi rispetto a ieri».

Tozzi, che ha anche creato un’etichetta indipendente, la Momy Records (nome che richiama le iniziali della moglie Monica e che vede impegnato il figlio Gianluca), ha appena concluso la lavorazione del suo nuovo doppio album, verrà pubblicato a maggio in tutta Europa e conterrà dodici inediti e venti singoli storici, completamente riarrangiati e riscritti insieme al produttore Greg Mathieson, già al fianco del cantante per gli arrangiamenti di Gloria negli Usa.

Gli inizi come chitarrista a Torino. «L’ho fatto per otto anni – ricorda – ma ancora non credevo che la musica sarebbe stata la mia vita, tanto meno mi sentivo un cantante». Nel 1973 incide il primo 45 giri da solista per la Numero uno di Lucio Battisti:“Incontro d’amore”, che ha come lato B“Go man”, della cantautrice americana Marva Jan Marrow. Nel 1974, a 22 anni, scrive con Damiano Dattoli“Un corpo e un’anima”, che interpretata da Wess e Dori Ghezzi vince Canzonissima.

L’incontro con Giancarlo Bigazzi. «Gli devo tutto, mi ha insegnato a credere nelle mie capacità di interprete. Oggi i ragazzi non hanno più questi maestri. È rimasto solo Gianni Bella. È l’epoca dei talent che sfornano personaggi. Ma non è quella la strada, si creano meteore. Cosa lasciano nella musica? I giovani bisognerebbe andarli a scovare per strada. Jimi Hendrix avrebbe mai partecipato a un talent?».

La vittoria a Sanremo. Nell’ 87 insieme a Gianni Morandi ed Enrico Ruggeri ha vinto il festival di Sanremo con “Si può dare di più”: dietro l’idea del trio c’era Mario Ragni. «Mario come Bigazzi fa parte di quella categoria di persone che non esistono più. Era un discografico che al mattino, quando andava in ufficio, ascoltava il materiale degli artisti».

Sanremo 2012: volgare. «Sono rimasto disgustato dalla volgarità. Morandi è un grandissimo artista e una brava persona, ma il Festival della canzone dovrebbe occuparsi di musica, non di gossip o polemiche sterili».

I giovani sul palco dell’Ariston. «Mi piace Noemi, trovo che abbia un bel timbro e una bella forza interpretativa. E poi tra i più noti apprezzo molto Jovanotti e i Negrita. Mi è piaciuto l’ultimo album di Zucchero. E mi convince Tiziano Ferro».

…leggi l’articolo su il messaggero.it…

DA: http://www.rivistamadre.it/pagina_articolo.asp?id=427

PERSONAGGI

Umberto Tozzi. Superstar
di Cristina Marinoni

Si intitola Superstar il nuovo album di Umberto Tozzi. E il cantautore, tra i pochi musicisti nostrani ad aver conquistato il pubblico di tutto il mondo, è davvero una superstar: 29 album all’attivo, 40 milioni di copie vendute, una carriera lunga 34 anni costellata da una serie di successi straordinari – tra cui Gloria, Stella Stai, Tu – l’artista torinese pubblica un cd che raccoglie i lati B dei leggendari vinili più la celebre Ti Amo, in versione dal vivo.

«Chiamami Umberto e dammi del tu!» esclama, quando ci viene incontro per l’intervista un paio d’ore prima che inizi il concerto: Umberto chiacchiera volentieri e si ferma a parlare oltre la mezz’ora concordata. Disponibile, sincero e alla mano come solo i grandi sanno essere.

Sei un caso raro della musica italiana: sei riuscito a esportare la nostra canzone persino negli Stati Uniti, dove sei tuttora famosissimo. C’è qualche giovane leva che reputi tuo erede?
Il mio preferito è Tiziano Ferro. Lo stimo e lo reputo un eccellente autore – molti dei suoi testi sono davvero interessanti – oltre che un bravissimo interprete. Mi piace la sua professionalità, la serietà e l’impegno con cui lavora: sono doti che lo porteranno lontano. Gli serve del tempo, certo: deve crescere e affermarsi, ma credo che otterrà ottimi risultati anche oltre confine. Poi non posso dimenticare Laura Pausini, un altro talento che si aggiunge a Gianna Nannini, Eros Ramazzotti, Zucchero, ma loro raccolgono consensi ovunque da diversi anni: sono superstar come me!

A proposito di Superstar: com’è nata l’idea di pubblicare un cd di vecchi brani?
Ci pensavo dal 2007: un giorno mi sono messo ad ascoltare del materiale vecchio e ho pensato che parecchi pezzi belli fossero stati soffocati da motivi più immediati, accattivanti. Quelle registrazioni meritavano di essere riportate alla luce: allora ne ho scelti 15 – ai quali ho aggiunto Ti Amo, canzone che non manca mai ai miei concerti – e li ho riarrangiati insieme a Matteo Gaggioli e ricantati per renderli attuali.

A quando un album inedito?
Ho un sacco di brani pronti, ma preferisco aspettare: tengo molto a questo progetto, al punto che ho programmato il tour 2010, da febbraio a luglio, proprio per portare in giro queste canzoni e farle conoscere a più persone possibili.

Le tue tournée segnano sempre il tutto esaurito: ai fans storici si aggiungono le nuove generazioni.
Ogni serata è unica, le emozioni sono forti come agli inizi: non mi abituerò mai al calore della platea. L’anno scorso mi sono esibito in Australia, a Sydney e Perth, l’entusiasmo dei fans mi ha travolto e commosso. Non potrei rinunciare ai concerti: rimangono l’esperienza più affascinante di questo mestiere.

Ami gli spettacoli dal vivo ma non quelli in televisione: non compari mai.
Vero, partecipo solo a programmi musicali. La promozione dei dischi è una tappa obbligata, ma la tv non mi fa impazzire e mi tengo al largo. E non appartengo alla schiera di musicisti che apprezzano X Factor o Amici, anzi, sono deluso dai colleghi che accettano l’invito ai talent show: come me sanno benissimo che trasmissioni del genere non rappresentano il futuro della musica e non sono altro che prodotti preconfezionati senza alcuna ispirazione artistica. Per imparare questo lavoro sono indispensabili i locali di provincia semivuoti dove farsi le ossa, le porte in faccia delle case discografiche, la gavetta, insomma. Il successo istantaneo non porta mai a niente di buono.

Ma almeno qualcuno tra loro ha talento, secondo te?

Giusy Ferreri possiede una voce originale e merita di vendere tanti dischi. Gli altri sono soltanto personaggi, non musicisti; credi che Bob Dylan o Jimi Hendrix sarebbero andati a X Factor?

Sembra che i giovani ti deludano.
No, mi preoccupano. Questa generazione soffre la mancanza di guide, punti di riferimento; i ragazzi sono impauriti, insicuri: la crisi, il lavoro precario tolgono coraggio e intraprendenza. Vivo questa inquietudine attraverso i miei figli.

Nei hai tre e uno lavora con te.
Si chiama Gianluca e per fortuna non segue le orme del padre! Si occupa di promozione e ufficio stampa e ha 24 anni. Gli altri due fanno tuttaltro: Natasha, 21 anni, studia all’università e abita a Montecarlo con me, mia moglie e Gianluca, mentre Nicola, 26 anni, abita con la madre a Udine e ha un lavoro normale.

Perché ti sei trasferito nel Principato di Monaco?
Per i figli, appunto: è il luogo più sicuro al mondo. I controlli sono efficientissimi di giorno come di notte e sapere che non corrono pericoli nemmeno quando rientrano tardi, mi permette di stare tranquillo e dormire senza ansia.
Ormai vivo a Montecarlo da 17 anni e mi trovo molto bene: chiunque tu sia, passi inosservato.

L’Italia non ti manca?
No, perché ci vengo spesso sia per cantare sia per ritrovare i miei cari. Macino chilometri su chilometri in autostrada e gli autogrill mi danno grandi soddisfazioni: le persone mi salutano sempre calorosamente come fossi un vecchio amico, e poi è stato proprio in un autogrill che ho scoperto di aver raggiunto in pochi giorni il quinto posto della classifica con Superstar.
La raccolta dei Beatles era al ventesimo posto: mai avrei pensato di superare i Fab Four in vita mia!