Techetechetè/ “L’alfabeto dell’amore” con Tozzi, Giorgia, Don Backy, Ermal Meta e…

" per tutti quelli cresciuti a latte e Tozzi" by belaire e gnaro

05 Giugno 2017 | 14:08
di Valentina Cesarini
Foto: Carlo Conti e Vanessa Incontrada
Credit: © Iwan Palombi

Domani il movimento Brit pop da Cigna dischi

I Radiorock al Black Lion presentano cover rock tutte da cantare
simona romagnoli
Atmosfere acustiche e tanti i tributi nei live previsti nel fine settimana, mentre da Cigna Dischi si parla del movimento Brit Pop.
Ricco si presenta il programma già questa sera. A Biella il Second The Apartment propone l’«Elegant acoustic pop» degli Impacto Zero, duo formato da Michele Pozzo e Filippo Bristot. Sempre in città il Vida Loca ospita i Poohnto Fermo, il cui repertorio è incentrato sulle hit dei Pooh. Al Black Lion di Miagliano la serata propone cover di stampo rock, tutte da cantare e da ballare insieme ai Radiorock: Riccardo Ruggeri alla voce, Alessandro Chiorino alla chitarra, Marco Sgaggero al basso e Matteo Lorenzi alla batteria. Restando in ambito rock, le Schegge Sparse saranno al Ned Kelly di Vigliano con il loro omaggio a Ligabue, mentre al Woodpub di Gaglianico sono attese le Deviazioni Spappolate con Vasco.
DOMANI
Curiose sono anche le proposte di domani. Il Tortugapub di Vigliano ospita un tributo a Umberto Tozzi, affidato al gruppo «Tu… e le altre», nato nel gennaio dello scorso anno. Al New O’Connors di Quaregna è atteso Omar Pedrini, autore dei pezzi storici dei Timoria e di Francesco Renga, che sarà in pedana con i Fuckin’ Jam. Il Groovy di Andorno propone una serata acustica con Simone Di Pa, mentre al Gasoline di Cerreto Castello c’è il Gabriele Ferro Trio che, oltre al chitarrista, schiera Maurizio Torchio (basso) e Andrea Beccaro (batteria). Al Caffè Bruticella di Biella sono attesi Filippo Miotto e Valentina Pezzatini con il progetto Nuovi Inizi. Ritmo e divertimento al Sekhmet Pub di Quittengo con i Funkbusters, band che mescola groove, disco e funky. Luca Pasquadibisceglie parlerà infine del movimento Brit Pop nell’iniziativa «Solchi e parole», prevista domani alle 19 da Cigna Dischi a Biella.

Mi è capitato di leggere una frase di Francesco Bianconi dei Baustelle, contenuta in un’intervista concessa al blog Pixarprinting.
La frase è questa:
“Io amo De André, un po’ meno il suo pubblico, forse, e chi pensa che la musica popolare buona sia solo quella che in Italia chiamiamo ‘canzone d’autore’”.
Ammetto che mi sono sentito confortato: mi pare di cogliere nelle parole di Bianconi, che non solo io considero uno degli autori italiani più importanti degli ultimi anni, una presa di distanza dalla definizione “canzone d’autore” e soprattutto dall’uso strumentale e autocelebrativo che se ne fa.
Dell’argomento ho discusso più volte, anche in pubblico, con gli amici del Club Tenco e del Premio Recanati, trovandomi felicemente in quasi totale disaccordo con loro.
E ne discuto ogni volta che qualcuno mi dice di sé: “Io faccio canzone d’autore”. Bella scoperta, gli rispondo di solito: qualsiasi canzone è una canzone d’autore, perché è stata scritta da un autore. Il punto è che chi dice di sé “io faccio canzone d’autore” lo dice come se questo lo ponesse su un piano diverso e migliore rispetto agli altri, quelli che, poveretti, si limitano a scrivere canzoni e basta (belle o brutte che siano).
Alla definizione “canzone d’autore” ha dedicato una voce l’Enciclopedia Treccani, facendola scrivere a Roberto Vecchioni (la trovate qui); ma una definizione più semplice e breve l’ha data Giada Pizzolo, che scrive:
“La canzone d’autore non è semplicemente una canzone firmata, in quanto tutte lo sono, secondo il diritto d’autore. La parola ‘autore’ è intesa in senso forte, come elemento di distinzione e identità”.
In sostanza, nel linguaggio comune “canzone d’autore” è usato per riferirsi a una canzone “di qualità”, quindi aprioristicamente superiore a tutte le altre canzoni considerate commerciali o “leggere”, quindi di minore pregio.
Ed è questo che mi fa sempre incazzare. Quello che penso io è che, ammesso che possa aver senso la distinzione fra “canzone importante” e “canzone meno importante” – ma esistono canzoni sedicenti “d’autore” di nessuna importanza, e canzoni “non d’autore” estremamente importanti e significative – l’appartenenza all’una o all’altra categoria potrà essere stabilita solo a posteriori, e affidata al giudizio critico e popolare su quella determinata canzone. Non so: è come dire “io scrivo libri importanti” e dirselo da soli, prima ancora che qualcuno li abbia letti e valutati. E’ come volersi collocare, a proprio insindacabile giudizio, in una categoria superiore e più qualificata e qualificante rispetto agli altri che si limitano a scrivere canzoni (o “canzonette”: parola bellissima, che amo molto e che non considero per nulla riduttiva, anzi).
Nessuno considererebbe mai una canzone dei Pooh o una canzone di Umberto Tozzi come una “canzone d’autore”: eppure Roby Facchinetti e Valerio Negrini, oppure Giancarlo Bigazzi, sono e sono stati autori di grandissimo valore, mille volte superiori a tanti stronzetti anche famosi che scrivono canzoni noiose e presuntuose giustificando la loro esistenza con la (autodichiarata) appartenenza alla “canzone d’autore”.
Perché, diciamoci la verità: è molto, ma molto più difficile scrivere una bella canzone di musica leggera, che diventi popolare e piaccia alla gente e acquisti un’importanza che vada oltre il momento storico in cui ha avuto successo, che scrivere una qualsiasi puttanata noiosa e inascoltabile nascondendosi dietro l’alibi della “canzone d’autore”.
Scrivo questo a ragion veduta: ho appena finito di ascoltare 480 canzoni inedite, quelle candidate al mio concorso per autori “Genova per Voi”, e ho sentito, purtroppo, tanta roba brutta, roba che uno si domanda se chi l’ha scritta l’abbia mai riascoltata con un minimo di senso autocritico o se l’abbia mai fatta ascoltare a qualcuno che non siano i suoi genitori o la sua fidanzata.
Scrivere una canzone – e lo dico a cuor leggero, non essendone io capace – è un lavoro difficile, impegnativo, anche rischioso, e non è certo alla portata di tutti. Eppure c’è in giro tanta gente che non solo è convinta di saper scrivere canzoni, ma che oltretutto dice di sé “io scrivo canzoni d’autore”. Ma mi faccia il piacere, commentava Totò.
C’è in giro gente che è convinta che trattare in una canzone un argomento “importante” – l’immigrazione, la violenza sulle donne, i diritti degli omosessuali, i morti sul lavoro, ditene voi un altro qualsiasi – sia già sufficiente per essere considerato un autore di canzoni d’autore. E così siamo ammorbati da canzoni brutte, insipide e presuntuose che cercano autogiustificazione alla loro esistenza nel fatto stesso che trattano (male, oltretutto) un tema sociale o d’attualità. E se spieghi ai loro autori che la loro canzone avrà anche un tema importante, ma resta una brutta canzone, se la prendono a male e si offendono e ti danno del qualunquista disimpegnato. Allora provo a spiegargli che diffido pregiudizialmente di chiunque cerchi di acquistare credibilità con l’espediente di trattare un argomento “forte”, e, ancora di più, che credo che il testo di una canzone – di una “bella” canzone – non debba mai essere didascalico o moralistico.
Per dire: penso che all’accettazione dell’omosessualità abbia giovato molto più il testo di “Pierre” dei Pooh, scritto da Valerio Negrini, che qualsiasi testo di canzone “d’autore” sullo stesso tema uscita nei quarant’anni passati a oggi dall’uscita di “Pierre”. Andate a leggere il testo di “L’amore merita”, scritto da Simonetta Spiri con Luca Sala, uno degli autori di “Non è l’inferno” di Emma, e con Marco Rettani, autore del romanzo “Non lasciarmi mai sola”. Questa è quella che io considero una canzone strumentale, d’occasione, scritta per far parlare di sé (e infatti, guarda caso, è stata pubblicata e pubblicizzata in concomitanza del decimo anniversario di una help line per gay): un perfetto esempio di quel che scrivevo poc’anzi, di tentativo di autolegittimazione di una canzone ricercato attraverso una rivendicazione di “importanza” del testo. Se c’è bisogno di annunciarlo, di cosa tratta una canzone, vuol dire, semplicemente, che quel testo non è sufficientemente valido. E infatti quello di “L’amore merita” è un testo pasticciato, confuso, sloganistico.
Come purtroppo, e concludo, lo sono molti testi della sedicente “canzone d’autore” italiana. Questo, almeno, è il mio parere. E il vostro?
Franco Zanetti
http://www.rockol.it/news-660257/canzone-d-autore-truffa-polemica
Roma, 17 feb. (Adnkronos) – Sono i Pooh i vincitori di Sanremo più cercati e venduti sul sito di annunci Kijiji.it. In occasione della partenza del 64esimo Festival della canzone italiana, il portale del gruppo e-bay ha analizzato gli annunci presenti relativi alla compravendita di cd, musicassette, vinili, libri, per individuare i trionfatori della storica kermesse che riscuotono maggior successo on line. In testa alla classifica ci sono dunque i Pooh: Facchinetti e compagni, vincitori nel 1990 con ‘Uomini Soli’, collezionano circa 1.300 annunci. In seconda posizione Al Bano, vincitore nel 1984 insieme a Romina Power, con ‘Ci sarà’, che raggiunge quota 400 inserzioni. Al terzo posto Enrico Ruggeri, trionfatore nel 1987, insieme a Tozzi e Morandi sulle note di ‘Si può dare di più’, e nel 1994 come solista con ‘Mistero’, che colleziona 390 annunci. Eros Ramazzotti, uno dei pochi a essersi affermato sia nella categoria nuove proposte sia nei big, essendo stato lanciato proprio dal festival nel 1984 con ‘Terra Promessa’ e confermandosi nel 1986 con ‘Adesso Tu’, colleziona 365 annunci. Chiude la top five, il ‘molleggiato’ Adriano Celentano, vincitore nel 1970 in coppia con Claudia Mori con il celebre ‘Chi non lavora non fa l’amore’, che registra 342 inserzioni. Segue in sesta posizione Domenico Modugno (257 annunci), il mattatore del festival, con quattro vittorie conquistate a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Al settimo posto Claudio Villa, vincitore di tre festival, che raggiunge quota 205 annunci. Ottava posizione per Riccardo Cocciante (trionfatore nel 1991 con ‘Se stiamo insieme’) con 260 inserzioni. Nono Gianni Morandi, vincitore nel 1987 con Ruggeri e Tozzi, con 206 annunci. Chiude, infine, la top ten Peppino di Capri (203 annunci), trionfatore nel 1973 e nel 1976 con ‘Un grande amore e niente’ e ‘Non lo faccio più’. A seguire, nell’ordine: Umberto Tozzi, i Ricchi e Poveri, Laura Pausini, Anna Oxa, Fausto Leali, Massimo Ranieri, Riccardo Fogli, Luca Barbarossa, i Matia Bazar, e Bobby Solo.
(17 febbraio 2014 ore 13.17)