Appuntamento giovedì 29 giugno alle 21 con Franco Fasano, Francesca. Allotta, Cecille e Mauro Vero. L’iniziativa è inserita in “Acqua in bocca”.
Galà del ’Compleanno’ con la canzone italiana alle Terme Tettuccio
“Buon compleanno Montecatini”: la festa della città ritorna con le più belle canzoni della musica italiana interpretate da Franco Fasano, Francesca Alotta e Cecille. L’appuntamento organizzato da “Acqua in bocca” con il patrocinio del Comune stavolta è solo serale. La data è il 29 giugno, dalle 21 alle Terme Tettuccio.
Sarà una festa della musica ricordando l’autore Giancarlo Bigazzi, l’artigiano della canzone, che ha firmato successi indimenticabili come Ti amo, Gloria, Rose Rosse, Gli uomini non cambiano, Si può dare di più. Bigazzi era considerato il Re Mida della canzone, tutto quello che usciva dal suo pianoforte era un successo. Lo sanno bene Massimo Ranieri, Mina, Umberto Tozzi, Mia Martini, Marco Masini, Loredana Bertè, Gianni Morandi, Renato Zero e tanti altri big della musica italiana. Per questo il sindaco Luca Baroncini consegnerà una targa di ringraziamento in ricordo alla moglie. Presenta l’evento Simona Peselli. Ingresso libero per il pubblico. Servizio bar a cura del Caffè storico.
Dal palco di Sanremo a quello dello stabilimento Tettuccio ci saranno il cantautore Franco Fasano (con il suo chitarrista Mauro Vero) e Francesca Alotta, testimoni di quell’epoca per interpretare i successi di Mia Martini (ma non solo); il piccolo coro Melograno diretto da Laura Bartoli che fa parte della Galassia dell’Antoniano con un ricco repertorio legato allo Zecchino d’Oro; Cecille, 26 anni, cantante e corista, più volte al fianco di Andrea Bocelli. Cecille ha rappresentato l’Italia a Washington in un evento dedicato al Museo della Bibbia; pochi mesi fa ha cantato nel Salone dei Cinquecento a Firenze per l’anniversario dei 160 anni del Consolato onorario del Principato di Monaco. Si è esibita al Pcn Park, uno dei più grandi stadi di baseball d’America a Pittsburg.
“Il 29 giugno del 1905 è la data storica della fondazione del Comune di Montecatini Terme – dice Baroncini – e con Simona Peselli abbiamo deciso di festeggiare insieme ai cittadini con una serata di musica e spettacolo. Gli importanti ospiti saranno di sicuro richiamo per un’ampia partecipazione gradevole sia per i residenti che per i turisti e sarà un’occasione per portare le persone in centro giovedì sera in attesa che inizino a luglio i mercoledì d’estate cui stiamo lavorando assieme alle associazioni di categoria per incentivare il commercio. Invito pertanto gli albergatori a far sapere ai loro clienti che possono partecipare a un gradevole spettacolo e i montecatinesi a passare una serata di diversa”.
SCRITTO DA ANDREA COSIMINI L’EVENTO 16 AGOSTO 2022
I migliori incontri, nella vita, si fanno sempre un po’ per caso. Così capita che un giorno, seduti al tavolino di un elegante albergo a Lido di Camaiore, ci si imbatta, nel corso di un’intervista ‘contiana’ all’esperto di musica Giorgio Verdelli, in una persona che, a pelle, ispira tutta la nostra simpatia. Discreto, umile, riservato: tempo due minuti e scatta l’intesa.
Lui è Ciro Castaldo, nella vita insegna matematica e fisica, ma il suo cuore si divide tra la passione per i numeri e quella per le lettere. Per Edizioni Melagrana ha pubblicato tre libri a tema musicale, l’ultimo dei quali – dedicato al compianto maestro Giancarlo Bigazzi – è stato presentato anche in Versilia in occasione della rassegna Lido Cult.
Giancarlo Bigazzi – L’artigiano della canzone: questo il titolo scelto per la sua recente fatica letteraria che vanta, tra l’altro, due importanti contributi inediti come pre e post-fazione: il primo, a firma dell’immenso Massimo Ranieri; il secondo, dell’intramontabile Marco Masini. Un piacevole viaggio, tra aneddoti e sorprese, alla scoperta di uno dei più grandi autori che la musica italiana abbia annoverato.
Ciro Castaldo, docente e scrittore: come coniuga la logica dei numeri con l’apparente libertà della scrittura?
“Fin dall’adolescenza ho avuto il pallino dell’insegnamento. Sia alle superiori che all’università mi sono appassionato all’ambito scientifico – perché mi piaceva rendere semplice una cosa complicata – e, contemporaneamente, a quello umanistico – nutrendo vivo interesse per la lettura e la scrittura. Allo stesso esame di stato abbinai la matematica alla letteratura: un fatto che poteva anche apparire strano, ma non per me in quanto rappresentava la mia naturale inclinazione”.
E la musica?
“Dunque, la critica musicale è arrivata col tempo. Fin da piccolo ho coltivato una passione per i cantautori e gli interpreti della cosiddetta “musica d’autore”. Una su tutti: Mia Martini”.
Lei ha anche scritto un libro su Mia. Vuole parlarcene?
“Ho collaborato per anni con il suo fans club ufficiale, “Chez Mimì”, cominciando quando ancora la cantante era in vita. Poi, nel 1995, è avvenuta, purtroppo, la sua prematura scomparsa, che, ovviamente, ha lasciato tutti noi nello sgomento. Il club, comunque, ha deciso di andare avanti e di parlare dell’artista come se fosse ancora viva: promuovendo il suo percorso artistico ed umano attraverso interviste a collaboratori e colleghi che la stimavano. Nel giro di pochi mesi, così, mi sono ritrovato a contatto con personaggi del calibro di Enrico Ruggeri, Lucio Dalla, Mango, Eugenio Bennato ed altri”.
Ed è così che è nato il libro?
“Sì. Nel 2019 ho voluto riunire tutte queste interviste che avevo realizzato per il fans club, aggiungendone altre scritte ex-novo, tra cui una al maestro Beppe Vessicchio ed una al musicista viareggino Giorgio Dolce. Ne è venuto fuori un libro, Martini cocktail, il cui titolo si può dire sia stato scelto dall’artista stessa perché una volta, in un’intervista, ebbe a dire che, se mai un giorno avesse dovuto scrivere la propria autobiografia, così l’avrebbe chiamata. Tra l’altro, il libro si conclude con un’intervista inedita alla cantante, realizzata (ma mai andata in onda) su Radio Kiss Kiss Napoli e rimasta chiusa nel cassetto per più di 20 anni”.
Che collegamento c’è tra Mia Martini e la Versilia?
“Beh, diciamo che Mia Martini nasce ‘artisticamente’ in Versilia. Lei fu scoperta da Alberigo Crocetta – il talent scout di Patty Pravo – nel 1970 quando vennero organizzati concerti anche al “Piper” di Viareggio, dove Mia si esibiva accompagnata dal gruppo locale de “I Posteri” (tra cui, appunto, spiccava il chitarrista Giorgio Dolce)”.
Qualche aneddoto?
“Fu proprio in questa fase storica che Crocetta spinse Mimì Berté a cambiare nome perché quello, a suo avviso, non funzionava. Bisognava trovarne uno più internazionale. Così, scherzando, disse: “I prodotti italiani famosi nel mondo sono tre: gli spaghetti, il Martini e la pizza. Scegli un po’…” Mia poi, l’anno successivo (ovvero nel 1971), vinse – inaspettatamente – il primo festival d’avanguardia e nuove tendenze sotto la pineta di Viareggio. La stampa di allora la definì “la sacerdotessa hippie”, un po’ perché si vestiva con scialli, collane e gonne lunghe, e un po’ perché presentò una canzone al cui interno era presente il conflitto generazionale che poi fece epoca (il pezzo, per la cronaca, si chiamava Padre davvero…).
Di recente abbiamo avuto modo di scambiare due parole con Giorgio Verdelli a proposito di un altro grandissimo cantautore, ovvero Paolo Conte. Che rapporto c’era tra lui e Mimì?
“Le racconto due episodi. Il primo: nel 1985 bocciarono a Sanremo un brano scritto da Paolo Conte per Mia Martini. Si chiamava: Spaccami il cuore. La canzone era stata provinata da Caterina Caselli. Il maestro, di questo rifiuto, è venuto a conoscenza solo anni dopo. Il secondo: Roberto Galanti, discografico all’epoca di Mia Martini, portò la sua artista, un giorno, a casa di Paolo Conte. Il maestro andò alla porta, per accoglierla, e la presentò alla moglie come “la più grande interprete che c’era in Italia”. Poi si misero al piano, Conte accennò il brano, e Mia lo fece subito suo cantandolo seduta stante”.
E veniamo, finalmente, a Giancarlo Bigazzi e al suo ultimo libro. Leggendolo si capisce cosa c’è alle spalle di un brano di successo…
“Esatto. Dietro l’interprete che porta alla ribalta una canzone, in certi casi anche all’estero (vedi Gloria di Umberto Tozzi e Self Control di Raf), c’è un lavoro fatto con grande spirito di abnegazione da parte di un personaggio importantissimo per la storia della musica italiana: Giancarlo Bigazzi. Oltre ad essere un grande autore, quest’ultimo è stato anche un formidabile produttore e talent scout“.
In che senso?
“Rose Rosse, Se bruciasse la città, Erba di casa mia, Vent’anni… Tutte queste canzoni sono state scritte da Giancarlo Bigazzi per Massimo Ranieri ed hanno decretato il suo successo. E ancora: Marcella Bella non era ancora Marcella Bella prima di interpretare Montagne Verdi, scritta – neanche a dirlo – dallo stesso Bigazzi. Lo stesso Marco Masini ha frequentato per oltre tre anni la casa di Bigazzi (la famosa ‘villa Cingallegra’ sulle colline di Settignano) prima che quest’ultimo scrivesse per lui il brano con il quale poi sbancò Sanremo: Disperato“.
Come lavorava Bigazzi quando scriveva per gli altri?
“Come un vero e proprio sarto della musica (non a caso il sottotitolo del libro: “l’artigiano della musica”). Lui costruiva a tavolino il brano e lo adattava all’interprete che secondo lui lo avrebbe portato al successo. Penso a Luglio di Riccardo Del Turco, o, addirittura, a Gli uomini non cambiano di Mia Martini che fu un’operazione fantastica – peraltro scritta, incredibilmente, da tre uomini. Il fatto strano è che Bigazzi non conosceva il pentagramma, ma componeva ad orecchio. Qualcuno, più che artigiano, lo ha definito “arti-genio”.
Chi sono oggi gli autori italiani che le interessano di più?
“Mi piacciono molto le performance e i testi di Achille Lauro, apprezzo molto il rock dei Maneskin (Damiano è un grande animale da palcoscenico, come Mahmood), così come mi interessa la penna di Franco126 e credo che Ariete (cantautrice bravissima) farà molta strada…”
Si dice che dietro un grande uomo ci sia sempre una grande donna: quanto deve Bigazzi alla sua dolce metà, ovvero la moglie Gianna Albina?
Gianna gli ha fatto da moglie, da madre e da segretaria. Era lei che accoglieva gli artisti, rispondeva al telefono, portava i provini a Giancarlo. Molti artisti passavano prima da lei – che, in qualche modo, faceva da filtro – per poi arrivare al marito.
Tra due giorni il grande Umberto Tozzi sarà ospite in Garfagnana. Vuole dirci quanto deve quest’ultimo a Giancarlo Bigazzi?
“I sodalizi artistici più importanti per Bigazzi sono stati proprio quelli con Tozzi e Masini. Specialmente con il primo si è instaurato un rapporto di profonda amicizia col tempo. Giancarlo ha scritto con Umberto, oltre alla già citata Gloria, brani iconici come Ti Amo, Eva, Donna amante mia, Io camminerò, Qualcosa Qualcuno, Notte Rosa… Ecco, una cosa che non tutti sanno è che Tozzi, inizialmente, non voleva cantare; voleva solo affinare le sue doti di autore. Fu proprio Bigazzi a spronarlo a provare la carta di interprete. E, col senno di poi, possiamo dire che ci avesse visto lungo…”
Parliamo del rapporto tra Bigazzi e il cinema
“A tal proposito ho intervistato il produttore cinematografico Claudio Bonivento, che sollecitò Bigazzi a collaborare col grande schermo, e Marco Risi, che è stato il regista di due pellicole cult che hanno avuto la colonna sonora scritta da Giancarlo Bigazzi: Mery per sempre e Ragazzi fuori. Anni dopo, poi, Bigazzi chiese allo stesso Risi di curare la regia del videoclip Pensa di Fabrizio Moro negli ambienti palermitani dove è stato girato il film. Infine Bigazzi ha messo la firma anche sulla colonna sonora di Mediterraneo, il capolavoro di Gabriele Salvatores che vinse l’oscar come miglior film straniero, e su …E mi alzo sui pedali, la fiction televisiva sul ciclista Marco Pantani”.
Capitolo Squallor: quanto ha inciso questo gruppo nel panorama culturale italiano?
“Giancarlo Bigazzi era il principale paroliere del gruppo. Un gruppo censuratissimo, eppure fortunatissimo nel mercato discografico. Geniali le copertine di Luciano Tallarini, alcune delle quali hanno fatto epoca: da Tromba a Pompa. Cos’erano gli Squallor per Bigazzi… Beh, essenzialmente, un modo per staccare la spina e divertirsi anche in maniera irriverente. Erano un po’ la trasposizione discografica del film Amici Miei di Mario Monicelli”.
Giancarlo Bigazzi si è spento il 19 gennaio 2012 all’ospedale di Lido di Camaiore. Qual era il suo rapporto con la Versilia?
“Gianna comprò la casa a Lido di Camaiore, proprio a due passi dall’ospedale dove Giancarlo era ricoverato, proprio per facilitargli questa sua lungo-degenza. La malattia, infatti, lo ha portato via in maniera moto lenta e graduale nel giro di 10 anni. Era un modo per farlo vivere in un clima mite, con vista mare, che gli ricordasse la serenità degli anni ’60 e ’70. Oggi è possibile ammirare una statua, nel Parco Bussoladomani, che la moglie ha voluto fortemente per ricordarlo. In termini artistici, Bigazzi è stato l’autore del brano Versilia per Mia Martini: un affresco della vita estiva sul litorale”.
Per concludere: qual è la canzone scritta da Bigazzi che più sente sua?
“Nella mia nota d’autore di introduzione al libro scrivo che “la canzone diventa di chi la ascolta e la canta”. Una frase che ho preso in prestito da Gino Paoli. Ed è vera. Per quanto mi riguarda, che dire… Di recente ho avuto questa sensazione con Luglio di Riccardo Del Turco, un brano in cui mi sono riconosciuto molto”.
Nel 1977 Umberto Tozzi (1952) è un cantautore promettente, che ha già composto insieme a Wess (1945-2009) e Dori Ghezzi (1946) Un corpo e un anima, vincitrice di Canzonissima. Tuttavia non è ancora conosciuto al grande pubblico; sarà proprio Ti amo ad inaugurare la sua ventennale carriera di successi, nati in collaborazione con Giancarlo Bigazzi (1940-2012). La fama mondiale di questo brano dura ancora oggi dopo più di 40 anni.
Un exploit inatteso
Ti amo vinse il Festivalbar e divenne il tormentone dell’estate, dominando ininterrottamente la classifica dei singoli più venduti dal 23 luglio al 22 ottobre 1977. Fu un successo inaspettato: “Arrivavo da un primo disco, uscito l’anno precedente, che si era rivelato un totale insuccesso: si intitolava Donna amante mia. Onestamente non pensavo che Ti amo potesse esplodere così”, ebbe a dire lo stesso Tozzi.
Il sodalizio Tozzi-Bigazzi
Fu l’incontro con Giancarlo Bigazzi a fare la differenza. Abbiamo parlato in un precedente articolo delle perle di ermetismo presenti nei testi nati dal loro sodalizio. Esse sono dovute, come raccontò poi il paroliere, soprattutto al suo amore per il suono puro della parola: è la sonorità delle sillabe a guidare il suo estro creativo. Resta il fatto che il “guerriero di carta igienica” presente nel testo di questa canzone diede poi vita anche a un premio scherzoso nato per incoronare ogni anno il verso più assurdo del pop italiano
L’immediato successo all’estero di Ti Amo
Nato quasi naturalmente su un giro di do con un riff che non si può non cantare né dimenticare, il brano non divenne solo il tormentone dell’estate italiana, ma ebbe anche un immediato successo all’estero. Fu il primo brano, dopo Nel blu dipinto di blu di Modugno, a oltrepassare la frontiera con la Svizzera. Divenne doppio disco di platino in Italia e in Francia e vendette oltre 50 mila copie in Belgio.
Le cover straniere
Mentre per la Spagna fu lo stesso Tozzi a realizzare una versione che traduce abbastanza fedelmente il testo originale, tutte le altre cover del brano poco ricalcano il tema della canzone. Ma… qual era appunto il tema?
Vi amo
Tutti hanno sempre pensato che quel “ti amo” fosse dedicato ad una donna in modo unico ed esclusivo. In realtà il testo parla di un triangolo e racconta di un uomo che torna a casa dalla moglie dopo essere stato con l’amante. Il famoso “guerriero di carta igienica” sarebbe dunque il marito infedele. Nonostante ciò di questa canzone resta soprattutto il suo status di intensa dichiarazione d’amore e come tale verrà usata in matrimoni d’eccellenza, reali e fittizi.
Ti amo, je t’aime
Nella versione francese, interpretata da Dalida (1933-1987) già nel 1977, è la donna che canta il suo “Je t’aime”. Il carisma della cantante e attrice italiana, naturalizzata francese, fruttò alla nuova Ti amo oltre un milione di copie vendute. Niente guerrieri daila consistenza improbabile, ma ritroviamo il “vin léger” che la cantante invita a sorbire dalle sue labbra.
Anche in tedesco
Sempre del 1977 è la versione tedesca, cantata da Howard Carpendale (1946); in questo caso le sonorità teutoniche mettono in scena il triste canto di un innamorato abbandonato: “Il tuo bellissimo “ti amo” era solo musica di sottofondo per i giorni d’estate”
Laura Branigan
Del 1984 è la versione inglese di Laura Branigan (1952-2004) che nel 1982 aveva già avuto un successo mondiale grazie a un altra cover di un brano di Tozzi, Gloria. Troviamo ancora la storia di un’amante che si dispera per essere stata abbandonata: “Non posso credere che tu possa girarti e andartene, l’hai fatto così facilmente, mi hai tolto il mondo da sotto i piedi”
Verso la Gloria…
Il World Music Award, qualche anno fa, nel fare gli auguri a Umberto Tozzi per il suo compleanno l’ha definito “la leggenda italiana che ha cantato i successi internazionali Gloria e Ti amo”. È con Gloria, nel 1979, che Tozzi consolida la sua fama internazionale ottenendo ben sette dischi di platino.
…e al cinema…
Due suoi brani sono presenti in film di grande successo: nel 2013 Scorsese ha inserito Gloria nella colonna sonora del suo Wolf of Wall Street e nel 2019 Stella stai è finita in quella di Spider-Man: Far From Home (2019).
…e nei palazzi principeschi
La consacrazione “reale” avviene nel luglio del 2011 quando, in occasione delle loro nozze, i Principi Alberto (1958) e Charlène (1978) di Monaco hanno chiesto a Tozzi di cantare durante il ricevimento proprio l’intramontabile Ti amo
I duetti
Già nel 2002 Umberto Tozzi aveva duettato con la cantante francese Lena Ka (1975), mescolando passaggi in francese e in italiano. Nel 2017, per il quarantesimo anniversario del brano, è con Anastacia (1968) che il cantante interpreta un emozionante duetto, a testimonianza di quanto questa canzone sia inossidabile ai tempi e alle mode.
Su Netflix
Recentemente la canzone è stata riportata in auge anche da una delle serie di maggior successo di Netflix, La casa di carta, dove uno dei protagonisti la canta accompagnato nientemeno che da un coro di frati. Nel secondo episodio della quarta stagione un flashback ripropone il matrimonio di Berlino in Toscana. Qui il personaggio interpretato dall’attore Pedro Alonso (1971) la canta al suo matrimonio con la moglie italiana Tatiana (Diana Gomez, 1989) con tanto di sottotitoli per il Karaoke degli spettatori.
Un amore senza fine
La popolarità di questa canzone sembra dunque non avere mai fine e probabilmente sentiremo pronunciare quel “Ti amo” ancora molte altre volte e in sempre nuove interpretazioni, che renderanno questa dichiarazione assai più longeva di qualunque storia d’amore mai esistita. (A.F. per 70-80.it)
Fotografa, insegnante di yoga, curatrice d’arte e appassionata di scienza (il corso di studi in lingue e letterature straniere le stava un po’ stretto). Vive a Nizza, dove tra l’altro collabora con Radio Nizza, un portale di informazione per gli italiani in Costa Azzurra e, ovviamente, 70-80.it
Noi che siamo cresciuti chiedendoci quale fosse il “lavoro strano” del protagonista di Tu (1978) di Umberto Tozzi (1952). Artista che, peraltro, ci aveva lasciati perplessi appena un anno prima, quando apriva “la porta a un guerriero di carta igienica” in Ti amo.
Slow hand
Va detto che, non pago, il nostro aveva rincarato la dose l’anno successivo, con Gloria, che mancava “ad una mano che lavora piano”. Circostanza in sé innocua, se non fosse stata combinata con il fare “stelle di cartone con te nuda sul divano”….
In realtà le criptiche strofe (rilevante è anche l’ambiguo testo di Mamma Maremma del 1979) sono da ascrivere allo storico compositore e paroliere di Umberto Tozzi, Giancarlo Bigazzi (1940-2012), noto anche con lo pseudonimo di Katamar.
La storia del grande paroliere
La storia artistica di Bigazzi è esemplare: giovanissimo, scrisse, per Riccardo Del Turco, Luglio (1968); per Caterina Caselli, Il carnevale (1968) e, per Mario Tessuto, Lisa dagli occhi blu (1969).
Favolosi 70
Negli anni settanta Bigazzi continuò a sfornare successi: Vent’anni ed Erba di casa mia (entrambe del 1970) per Massimo Ranieri, Montagne verdi (1972), Nessuno mai (1974), Un sorriso e poi perdonami (1972) per Marcella Bella e Non si può morire dentro (1976), Dolce uragano (1980), No (1978), Più ci penso (1974), Questo amore non si tocca (1981), Toc toc (1978) per il fratello Gianni Bella.
Sopra le righe
Contemporaneamente alla sua carriera di autore, nel 1971 Bigazzi creò, insieme al paroliere Daniele Pace (1935-1985) , al musicista Totò Savio (1937-2004) e ai discografici Alfredo Cerruti (1942-2020) ed Elio Gariboldi (1935-2010) il gruppo degli Squallor, che, nati come un progetto goliardico tra amici, per il successo ricevuto, avrebbero inciso album per 25 anni.
Il giardino dei semplici
Dal 1975 al 1978, Bigazzi avrebbe prodotto assieme a Savio il popolare complesso pop-rock de Il Giardino dei Semplici. Il nome della band fu concepito e proposto dallo stesso Bigazzi ai quattro componenti. Il gruppo è considerato un nome di punta del filone romantico della musica italiana e napoletana, e ha venduto 4 milioni di dischi.
di Enzo Bollani – Continua inesorabile l’ascesa dei The Giornalisti, stavolta un po’ tanto Umberto Tozzi, solitamente Vasco Rossi e talvolta Luca Carboni. Un pot pourri, per dirla alla Mike mentre intervista Vasco, di cose che esistevano già. Solo che, quelle che esistono già, suonano molto meglio.
So di non essere l’unico e nemmeno il primo, a parte quelli che, di costoro, devono parlarne bene per forza, ma vorrei capire perché debba subire così tanto cotanta saccenza, presunzione e sicumera, quando vado al bar nemmeno più a prendere un caffè, perché il timbro vocale mi irrita e finirei per prendere il dolcificante al posto dello zucchero.
Trovo la stessa utilità del dolcificante, in certi passaggi banali, cioè tutti. Avevo già scritto che dare della puttana alla felicità non fosse proprio il massimo, e che non fosse per nulla moderno.
Lo avevo detto all’inizio dell’estate, e lo confermo nel primo giorno d’autunno. E ancora mi domando, a voce alta: “Ma di chi sono amici, questi?” No perché la bella canzone d’altri tempi la imparavi in una volta, e mi sta bene che uno sia ruffiano e voglia continuare persino a dirsi Indie.
Ma c’è un limite a tutto. Allora, già che ci sei, chiama il singolo “New York New York”, e specifica che l’inciso è un mix di “Perdendo Anna”, di Umberto Tozzi e Giancarlo Bigazzi, e sticazzi. Visto che sono persino romani. Avrei un titolo per il disco: “Un plagio dopo l’altro”. Basta, mi sembra di essere la brutta copia di Michele Monina, con la differenza che però sono molto più bello. Quasi quasi, mi faccio uno shampoo.
Techetechete’ chiude con Cantavamo così: è l’ultima puntata prima della stagione invernale. I protagonisti sono numerosi, e vanno dagli anni Sessanta al 1999.06 SETTEMBRE 2018 ROSSELLA PASTORE
Sylvie Vartan a Techetechete’
“Qual era la canzone più cantata e gettonata nei Juke Box del 1969? E quale quella più passata dalle radio nel 1979?”. Ultimo appuntamento con Cantavamo così, il capitolo musicale di Techetechete’ dedicato alle canzoni dello scorso millennio. Di seguito alcuni titoli: si parte dal Buonasera di Sylvie Vartan, per chiudere, retoricamente cantando, con Cosa resterà degli anni 80. Di mezzo ci sono esattamente due decenni di musica. E in particolare: Lisa dagli occhi blu di Mario Tessuto, Quella carezza della sera dei New Trolls, Pensami di Julio Iglesias, Ti lascerò di Anna Oxa e Fausto Leali. Si chiude con le hit del ’99 di Alex Britti, Jovanotti e Ligabue. Senza dimenticare i Lunapop di 50 special, la più iconica delle canzoni di fine anni Novanta.
RAF E I “SUOI” ANNI 80
Se i Lunapop e Cremonini hanno segnato un’epoca, lo stesso di può dire di Raffaele “Raf” Riefoli. È suo il brano più rappresentativo di quegli anni, un titolo che dà il nome a un intero album. Per non parlare di Self Control, che con Cosa resterà segna il punto più alto della sua carriera. A dire il vero, il suo primo successo risale a qualche anno prima. Era l”83 quando Raf debuttava con la cover di Laura Branigan, in un album interamente in inglese. Sempre in quell’anno, scrisse insieme a Bigazzi Il principe di Claudia Mori, utilizzata come sigla di chiusura di Hit Parade. Nell”87 fu l’autore di Si può dare di più, canzone vincitrice del Sanremo di quell’anno. Allora partecipò all’Eurovision con Gente di mare, classificandosi terzo in coppia con Umberto Tozzi.
“La mia rivale è stata la musica – lo ha raccontato Gianna Albini moglie del genio della musica italiana – stamani in conferenza stampa nella sala consiliare del comune di Camaiore.Sabato primo settembre nel parco di Bussola Domani ci sarà la cerimonia di inaugurazione della statua in ricordo del grande maestro fiorentino Bigazzi detto il ‘toscanaccio’.Presenti stamani il sindaco di Camaiore Alessandro Del Dotto, il guardiano e presidente del Trust Professor Fernando Colao, Gianna Albini compagna di vita e più stretta collaboratrice del grande artista, Michele Cosci autore della scultura, e Adolfo Agolini della fonderia Mariani che ha realizzato l’opera finale.
Giancarlo Bigazzi che è stato uno dei massimi esponenti del panorama musicale italiano, ha scelto Lido di Camaiore come ritiro negli anni della sua malattia. Dalla finestre di casa sua e precisamente dal suo studio da dove è uscito il suo ultimo capolavoro ‘Un’apertura d’ali’, lui vedeva il parco di Bussola Domani e il mare che tanto amava.Autore di assoluti capolavori e di colonne sonore di film tra le quali ‘Mediterraneo’ con cui vinse l’oscar nel 1992 come miglior film straniero, suoi furono anche i grandi successi da ‘Rose Rosse’ a Gloria, a Erba di casa mia a Vent’ anni a Montagne Verdi all’Eternità, da Ti Amo a Gloria e Self Control e non basterebbe lo spazio per dire tutto quello che il ‘ Bigazzi’ ha dedicato alla musica, ma che ha lavorato e reso famosi i grandi interpreti della canzone italiana lo dobbiamo dire, da Massimo Ranieri a Mina a Umberto Tozzi a Raf a Marcella Bella a Renato Zero a Marco Masini e via dicendo…Molti di questi artisti saranno presenti alla cerimonia.
“L’idea è nata dal desiderio di voler omaggiare una figura così grande e importante quale quella di Giancarlo Bigazzi – ha spiegato il sindaco Del Dotto – ringrazio Franca Dini che ha condiviso questo percorso dall’inizio, e Gianna Albini preziosa insostituibile fondamentale compagna di viaggio. Questo è un momento che ci onora davvero moltissimo; un tributo necessario a quegli uomini che con il loro genio hanno reso grande questa terra, pilastri su cui si regge anche il progetto di rilancio di Bussoladomani.Dopo Giancarlo Bigazzi pensiamo di celebrare un’altra figura importante: quella di Sergio Bernardini. Voglio ringraziare tutti quanti hanno dato il loro contributo per questa iniziativa – ha commentato Gianna Albini Bigazzi – il sindaco Del Dotto e i suoi collaboratori, il comune di Camaiore, Franca Dini, il Trust maestro Giancarlo Bigazzi e il guardiano presidente professor Fernando Colao.Un ringraziamento speciale va all’artista Michele Cosci e alla fonderia Mariani nella persona di Adolfo Agolini: con Michele si è subito creata una grande empatia, Michele ha saputo ritrarre Giancarlo, uomo che pur essendo un personaggio pubblico non amava mettersi in vista e dunque è stato un gran lavoro.Sono onorata ed emozionata per questo evento che andremo a fare il primo settembre, un gran privilegio che non mi aspettavo – ha continuato Gianna – con Giancarlo mi affacciavo dal terrazzo di casa e rivedevamo in quel parco i ricordi e i progetti di un’epoca felice. Per il ‘geniaccio della canzone’ Lido e la Versilia sono stati veramente luoghi dell’anima, luoghi che spesso ha celebrato in musica”.
La statua ha avuto un tempo di realizzazione di quasi un anno. Tutto è proceduto in modo naturale: prima la creta poi il gesso poi la fusione in bronzo – ha spiegato Michele Cosci autore dell’opera – dare il volto a questo grande artista è stata un’esperienza emozionante. Questo è un lavoro che mi onora tantissimo.Anche Adolfo Agolini della fonderia Mariani ha avuto parole di ammirazione per Gianna Bigazzi e ha raccontato quanto sia stato colpito dall’amore che la signora trasmetteva quando parlava del marito. Come Fonderia – ha spiegato – noi interveniamo quando il modello è terminato definitivamente dopo le varie ‘prove’.”Siamo cresciuti con la musica di Giancarlo Bigazzi e sono onorato di aver realizzato quest’opera insieme a Michele Cosci – ha detto Agolini in chiusura –
Il primo settembre ad omaggiare il grande maestro Giancarlo Bigazzi saranno presenti: Massimo Ranieri, Andrea Bocelli, Caterina Caselli Sugar, Marco Masini, Franco Fasano, Fio Zanotti, Marco Falagiani, il presidente della Siae e tanti altri.
La festa di Umberto Tozzi, 40 anni che Ti Amo era saltata lo scorso 18 settembre per un problema di salute che aveva colpito l’artista, costringendo la macchina organizzativa a riprogrammare il concerto-evento all’Arena di Verona per il 14 Ottobre. Tozzi aveva superato brillantemente l’operazione di appendicite cui era stato costretto a sottoporsi d’urgenza, pur confessando alcuni giorni fa di essersi comunque preso un bello spavento. Anche per questo incidente di percorso la festa di sabato sera nella splendida cornice dell’Arena aveva un sapore ancora più intenso, quello dell’attesa prolungata, come quando non riesci ad accendere tutte le 40 candeline in cucina e gli invitati di là fremono, e quando finalmente arriva la torta sul tavolo l’applauso diventa ancora più caldo.
In una Verona occupata da eventi motoristici ed enologici, dentro a un pomeriggio lucente e caldo di inizio autunno, i fans dell’Umberto sono arrivati da tutta Italia per la festa che col pretesto di quel brano incancellabile vuole però celebrare l’artista e tutte le tappe della sua luminosa e lunga carriera. Ed in fondo è giusto ed inevitabile festeggiare proprio all’Arena quel brano che nel 1977 il Festivalbar lo vinse, vendendo in tutto il mondo quasi 8 milioni di copie e spopolando al primo posto della Hit-Parade italiana dal 23 luglio al 22 ottobre.
Pochi minuti dopo le 21 Tozzi entra in scena con discrezione, di nero vestito, sulle note di Notte Rosa. Il brano-copertina del concerto arriva subito dopo, quando i cuori in platea non si sono ancora scaldati, e c’è tutto il pubblico con lui a intonare lo spartito di Ti Amo, che fa subito decollare la temperatura del live, proprio mentre il termometro scende bruscamente.
Il palco è sobrio ed essenziale, le regia luci regala colori senza strafare, il focus è su quelle canzoni che han fatto da colonna sonora all’adolescenza di tanti che ora son lì a ricantarle come quindicenni. Un balzo in avanti con Gli altri siamo noi che Tozzi portò in gara a Sanremo nel 1991, piazzandosi quarto, e subito il primo super-ospite della serata: Gianni Morandi, che –inevitabilmente- attacca quel Si può dare di più che trionfò a Sanremo nel lontano 1987, edizione che registrò ascolti da finale di coppa del mondo, e le cui vendite salvarono allora dalla cassa integrazione i dipendenti della Cgd, costretti invece ad un superlavoro per soddisfare tutte le richieste del mercato internazionale. Sul palco Tozzi e Morandi sono raggiunti da Enrico Ruggeri, e 30 anni dopo quel trio si riforma magicamente sul palco dell’Arena, e non si può non cantarlo tutti, quel brano. Il tempo conta poco, chiosa il saggio Ruggeri: “ci ritroviamo qui, e ci guardiamo in faccia oggi, ma noi più che tre volti siamo tre anime, tre anime sullo stesso palco”.
Poi Ruggeri svela di avere accettato di venire “a patto di poter cantare insieme un brano che amo”. E che brano. Dimentica, dimentica era il lato B del 45 giri di Ti amo. Un brano che Enrico ed Umberto cantano con la delicatezza e il raccoglimento che il pezzo merita. Grande emozione, uno dei momenti più belli del concerto, e qualcuno tradisce occhi lucidi. Non c’è tempo, l’Umberto riattacca subito con un medley travolgente, Roma Nord, Se non avessi te, Gli innamorati, poi si concede alle note avvolgenti di Sound Of Silence. È il momento di Albano, con immancabili cappello e sciarpa bianca, per duettare su Bambolina, e poi intonare da solo la sua Nel sole. Altro medley, altra corsa a perdifiato nel passato con Lei – Qualcosa qualcuno – Dimmi di no – Immensamente- Ora sul palco arriva un altro complice storico, Raffaele Riefoli, col quale intona la celebre Gente di marecon la quale i due salirono sul podio all’Eurofestival del 1987, classificandosi terzi (ma il brano ebbe un successo enorme). “Con un look imbarazzante” come ricordano loro stessi, inchiodati ad una foto impietosa che campeggia sullo schermo alle loro spalle. Raf resta solo sul palco e dopo la sua Infinito viene costretto da Umberto a concedersi alla inevitabile Self Control. Ci si rituffa nei ricordi con Donna Amante mia, poi arriva la voce graffiante di Fausto Leali, a intonare con Umberto la celebre Io camminerò che Tozzi scrisse proprio per lui all’inizio della carriera e che poi inserì nel suo primo album. I due invadono il campo di Lucio Dalla –applausi- rubando all’amico le note di Vita. Arriva Tu sei di me in versione acustica e il sax sorregge con grande energia le note di Perdendo Anna. L’ultimo amico della serata è Marco Masini –col quale Tozzi ha anche pubblicato un album insieme anni fa – Un duetto sullo spartito di T’innamorerai poi Masini si siede al pianoforte ed esegue con grande intensità Caro Babbo. Le note di Io muoio di te rimbalzano tra i gradoni dell’Arena dentro a un freddo diventato ormai pungente, e l’energia del brano tracima subito nel voltaggio di Stella Stai, che spinge molti sotto il palco per ballare e cingere in un simbolico abbraccio l’artista torinese. Che spiazza tutti subito dopo attaccando My Sharona, storico brano del gruppo The Knack, per poi rallentare i battiti del cuore intonando Un corpo e un’anima. Mentre alcuni tra il pubblico si guardano chiedendosi il perché di quel brano, un signore attento alla storia dell’Umberto svela loro che quel brano lo scrisse proprio lui, nel ’74, con Damiani Dattoli, per Wess e Dori Ghezzi, che con quel pezzo vinsero Canzonissima. Solo quattro anni dopo Tozzi avrebbe smentito chi pensava che il successo fragoroso di Ti Amo fosse un fuoco di paglia, dando alle stampe Tu. Ed è l’intera Arena ad accompagnarlo nell’esecuzione di quel pezzo, un altro dei suoi brani-manifesto, frutto della saggia alchimia col talento di un maestro come Giancarlo Bigazzi (al quale il pubblico riserva un applauso, quando Tozzi lo ricorda)
Siamo in fondo alla festa, siamo all’ultima fetta di torta. L’attacco di Gloria fa balzare in piedi anche i più pigri ed attempati tra i presenti. Quel pezzo del 1979 ottenne un successo gigantesco in tutta Europa, guadagnò 7 dischi di platino, e vendette 700.000 copie. Sciogli questa neve, che soffoca il mio petto… Tozzi la esegue senza segni di autocompiacimento, con la fedeltà che quel brano richiede. E il pubblico consuma con lui le ultime energie rimaste. Ovazione, standing ovation finale, lunghi applausi. Qualcuno, scendendo piano le scale ripide dell’Arena verso l’uscita, canticchia ancora. Qualcun altro, davanti a un calice di bianco, in una delle vinerie vicino a piazza delle Erbe, intona Ti Amo con l’intera tavolata (dammi il tuo vino leggero, che hai fatto quando non c’ero). Potenza delle canzoni. Roba che ti resta addosso. Gran bella festa di compleanno davvero, Umberto. Ricordi, emozioni, allegria, energia. E un pizzico di malinconia. Auguri.
La gara comincia a entrare nel vivo e il meccanismo della sedia è pura crudeltà televisiva. Le due voci più belle sono quelle di Sidy (escluso però da Fedez) e di Samuel Storm. Le pagelle.
MASSIMO DEL PAPA
Unisci i puntini. Nei giorni scorsi la nostra cara Mara, la impareggiabile Nostra Signora del Va’ a cagher, ha rilasciato un’intervista alla Stampa dove regalava una solenne verità: non ci sono più le canzoni, non ci sono più quegli autori che dalla crisalide del talento tiravano fuori la farfalla della popstar. Piero Pintucci per Renato Zero e decine di altri, Giancarlo Bigazzi per Umberto Tozzi e decine di altri, Giorgio Calabrese, alter ego in liriche di Mina, Aznavour, Bindi e decine di altri (anche se, e sottolineo se, quella Mina avrebbe nobilitato perfino Kekko dei Modà), e così via. Non solo e non tanto parolieri, quanto numi tutelari, presenze vivificanti, certezze sulla strada del successo. Questi mancano oggi e mancheranno per sempre, perché autori così ne nascono a mazzi in un dato periodo, poi il rinascimento musicale popolare passa e non torna mai più (chi resta, invecchia da superstite, ma non ha più niente da dire, seppure, ogni tanto, lo dica perfino bene).
Mara Maionchi, produttrice di lungo corso, lo sa fin troppo, lo dice. Da cui la formula X Factor, che dovrebbe essere una vetrina di talenti in boccio e infine rimane uno spettacolo televisivo, con le milleluci del caso, con le formule vagamente militari-bootcamp, per dire che è cominciato il gioco duro, la scrematura dei 73 selezionati a 48 prescelti, via via ad assottigliarsi sempre più, il destino in un colpo di dito che forma le quattro squadre via touchscreen, pensa un po’ come si fa presto. Il meccanismo della sedia mancante è bella crudeltà, ed è quello che traina la faccenda; ed è televisivo, come tutto qui. E questo concorso televisivo, poi qualcuno lo vince, finisce a Sanremo e qui si direbbe arrestarsi il circolo della gloria, uscendo regolarmente mortificate le qualità che, nel talent, parevano così evidenti, così indiscutibili. Mancano e mancheranno le canzoni, gli autori, i demiurghi. La musica in televisione resta pretesto, la televisione in musica è un presente-gabbia da cui la musica non evade. Unisci i puntini. (… segue)
“Una serata Bella Per te, Bigazzi!” è una serata dedicata alle canzoni dell’autore toscano che ha scritto evergreen come Rose rosse, Montagne verdi, Lisa dagli occhi blu, Ti amo, Gloria, Si può dare di più, Self Control, Gli uomini non cambiano e tantissime altre hit. Nella cornice del Teatro Dal Verme di Milano, ancora una volta si sono riuniti i più grandi artisti della musica italiana.