SANREMO: LE PIÙ BELLE CANZONI INTERNAZIONALI DAGLI ANNI ’60 AGLI ANNI ‘90

di Irene Noli

Negli anni ’60 al Festival di Sanremo iniziò un periodo di florido “scambio culturale” tra il mondo canoro italiano e quello internazionale, che vide un altro breve strepitoso rilancio nel biennio 1990-1991. Non si parla di “ospitate internazionali”, ma di un vero e proprio confronto tra star nostrane e big mondiali, a volte dall’esito spettacolare.


LE ACCOPPIATE DEGLI ANNI ’60, DAGLI YARBIRDS A WILSON PICKETT

A partire dal 1964 tra i nomi che si appaiano ai nostri campioni, portando sul palco dell’Ariston le proprie “riesecuzioni” (così venivano chiamate) dei brani in gara riarrangiati nel loro stile e adattati nella loro lingua. In quel decennio hanno partecipato a questa formula del Festival artisti del calibro di Ben E. King (con Tony Dallara) e Paul Anka nel 1964 oppure nel 1965 Dusty Springfield, Petula Clark (con Betty Curtis) e Kiki Dee (abbinata a Fred Bongusto). Nel 1966 va ricordata l’accoppiata di Lucio Dalla con gli Yardbirds e la stravagante ‘Paff…Bum’, divertissement che nel titolo onomatopeico richiama il battito del cuore alla vista di una bella ragazza. Nell’anno successivo, quello della morte di Luigi Tenco, che gareggiava con Dalida, possiamo ricordare le partecipazioni di Sonny & Cher (con Caterina Caselli), di Marianne Faithfull e di Dionne Warwick (con Peppino di Capri); sono il 1968 e il 1969 – due kermesse finalmente più adulte e mature – a lasciare davvero il segno, con le partecipazioni di Louis Armstrong, del brasiliano Roberto Carlos (con Sergio Endrigo), di Stevie Wonder (con Gabriella Ferri) e di Wilson Pickett, che ci regalerà in un’edizione la sua versione di ‘Deborah’ di Fausto Leali e nella successiva ‘Un’avventura’ di Lucio Battisti, brano spettacolare compreso dal pubblico ma mortificato dalla cecità della critica…


ASPETTANDO GLI ANNI ‘90

Se il decennio pionieristico delle accoppiate sanremesi si era concluso dignitosamente con il 1971 di ‘Che Sarà’, portato dai Ricchi e Poveri insieme al cantante e chitarrista portoricano non vedente Josè Feliciano, dovremo aspettare il 1990 della gestione Aragozzini per ritrovare lo stesso stimolante accostamento: quella 40esima edizione del Festival di Sanremo vide il ritorno dell’orchestra dopo 10 anni e di nuovo l’abbinamento dei cantanti stranieri a quelli italiani, anche se questa volta fuori gara. Il 1990 e il 1991 furono anni rigogliosi, forse irripetibili per numero e qualità degli artisti nazionali e internazionali. Una lungimiranza che lo rese una vetrina nuovamente ambitissima dopo anni piuttosto bui e vagamente provinciali.

RAY CHARLES E TOTO CUTUGNO (1990)

Anche se a chi non c’era la cosa può apparire sconcertante, il più bel “duetto” internazionale dell’era sanremese moderna va attribuito a Ray Charles, che riuscì a dare la propria cifra a ‘Gli amori’ di Toto Cutugno, divenuta tra le sue dita la meravigliosa ballata ‘Good Love Gone Bad’: piano e voce, “The Genius” sospese l’Ariston nel tempo. Spesso gli artisti stranieri cercavano di scimmiottare la metrica italiana inserendovi i loro testi a viva forza. Qui invece la leggenda della black music si accomodò morbido nel comfort delle proprie scelte.

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DEE DEE BRIDGEWATER E I POOH (1990)

La grande jazzista Dee Dee Bridgewater nel 1990 cantò la “cover” della canzone vincitrice del Festival, ‘Uomini Soli’ dei Pooh, arricchendola di classe e teatralità di altissimo livello. L’anno successivo replicò con una sentita reinterpretazione di ‘Perché lo fai’ di Marco Masini, forse più drammatica dell’originale, senz’altro più matura.


GRACE JONES E RENATO ZERO (1991)

Istrionici in maniera complementare, Renato Zero e Grace Jones (la seconda in maniera forse più brechtiana) sono riusciti a dare spessore a ‘Spalle al muro’, un brano crepuscolare e avanguardistico insieme scritto dalla spesso ingiustamente sottovalutata Mariella Nava.


HOWARD JONES E UMBERTO TOZZI (1991)

Umberto Tozzi nel suo ultimo anno di collaborazione con Bigazzi, prima della rottura, portò a Sanremo ‘Gli altri siamo noi’, testo a sfondo sociale che lasciò perplessa gran parte della critica. In realtà il pezzo ebbe poi molto successo e nelle mani del genio synth Howard Jones, ribattezzato ‘Other People Are Us’, dimostrò ancora una volta, allo stesso modo di ‘Gloria’, una perfetta capacità di adattamento agli schemi musicali anglofoni.


…E PER FINIRE

Di quel biennio pazzesco vogliamo ancora segnalare, per spingervi magari a un piccolo amarcord in rete, la collaborazione tra Randy Crawford e Grazia di Michele con ‘If I Were in Your Shoes’/ ‘Se io fossi un uomo’Milva con Sandie ShawToquinho con Paola TurciMiriam Makeba e Caterina CaselliLeo Sayer con Mango. Interessanti a modo loro anche i brani condivisi dagli America e Sandro Giacobbe e dalla cantante israeliana Ofra Haza con Raf, anche se è con la grandissima Ute Lemper e ‘La fotografia’ di Enzo Jannacci che l’asticella si alza parecchio di livello.

https://www.capital.it/articoli/festival-sanremo-piu-belle-canzoni-internazionali-coppie-anni-60-90/

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