Addio Pino Daniele: un cuore aperto, fragile e troppo pieno di cose

” ‘a pucundria me scoppia ogne minuto ‘mpietto ” : Pino Daniele non c’è più. – See more at: http://www.corsoitalianews.it/pino-daniele-05012014/#sthash.zC51tP1K.dpuf

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Se n’è andato il nero a metà, quello che mentre l’America s’ha pigliat’ e megl’ post e chesta città, le strappava la rabbia del blues, la mescolava con l’energia del funky e dava ‘n faccia senza ce penza’. “Uagliù” come avrebbe detto con quella vocina che risaliva dal fondo di un omone col cuore di cristallo, uagliù, che brutto risveglio stamattina.

E il mare, e il mare sta semp’ llà tutt sporco e chino ‘e munnezz’… e stamattina non si può fare a meno di guardarlo il mare di Napoli e pensare che col cuore di Pino Daniele se n’è andato un pezzo fondamentale di quello di tutti i napoletani.Troppe canzoni, troppi ricordi, il ragazzone del centro storico spaccava con quella chitarra, sudava e sputava tutto il male della città madre strafottente, tanto bella da guardare, così amara da vivere.

Il suo primo gruppo si chiamava “Batracomiomachia” come la guerra tra rane e topi, parodia delle lotte tra gli eroi epici della Grecia classica; e di epica musicale italiana, non se ne abbia nessuno a male, Napoli ne ha saputo tantissimo: ne è un esempio quel miracolo degli Showmen, dal cui scioglimento presero forma la leggenda progressive degli Osanna e dall’altro lato i Napoli Centrale- guidati da quel personaggio formidabile e incazzoso che respingeva a colpi di insulti un surreale Lello Arena in “No grazie, il caffè mi rende nervoso”: James Senese. E poi ovviamente Pino Daniele, che- ormai suona come una leggenda bellissima- contattò proprio il sassofonista “ngazzate nire” : «Ciao, sono Giuseppe Daniele, mi piace la musica che fai, te vulesse incuntra’». Sodalizio generosissimo per gli appassionati di musica ai piedi della sirena addormentata, mentre nel resto d’Italia andavano per la maggiore Umberto Tozzi e Claudio Baglioni. Sul serio, eh.

Ma le incursioni musical-socio-antropologiche di Pinuccio e sodali, davano svariate piste ai canzonettieri dello stivale e qualcuno cominciava ad accorgersene.Agosto 1983, Zurigo, Esposizione Internazionale delle Telecomunicazioni e Hi-Fi. Sullo stesso palco dove tre anni prima si era esibito in diretta sulla tv svizzero-tedesca, Pino Daniele ritorna per un intero concerto, accompagnato in quasi tutti i brani da Toni Esposito alle percussioni e Tullio De Piscopo alla batteria.Quel concerto è una pietra miliare, ripreso dalla Rai e trasmesso a eterna memoria del genio e della sensibilità napoletani, con quel Pulcinella appesantito che si dà senza risparmiarsi, che si diverte a improvvisare e rivedere, sospendere e ripartire, supportato da musicisti fortissimi. E non si stancano, no, perché la rabbia è una vendetta smargiassa su quel palco, e ce n’è per tutti, co’ blues astregne e rient’ e sone mò.

Poi insomma, la discografia e le tappe della sua carriera, quelle basta andarsele a cercare su Wikipedia, ma emozionarsi, oggi, per la leggerezza dei lazzari felici, per tutto quello che hanno rappresentato Pino Daniele, i film di Massimo Troisi, Maradona e la favola napoletana degli anni ’80 divisi tra guerre di camorra e poesia- sì oggi si può dire anche poesia senza sfociare nella bieca retorica- emozionarsi oggi, raccogliersi e riempire il vuoto di musica, è non solo inevitabile, ma un tributo dovuto. Non è la vocazione del napoletano al martirio oggi, non è il dolore stupido per la morte di qualcuno che non si conosceva. E’ la storia di ognuno di noi, è la consolazione che tanti momenti hanno accompagnato la musica e la voce di Pino Daniele; le sigarette fumate lasciandosi cullare da una solitudine accogliente; i sogni di libertà; le storie; l’energia e un calore di sottofondo: tutto quanto ha saputo fare un cuore aperto, fragile e troppo pieno di cose.

Simona Ciniglio

by corsoitalianews,it

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