«I seniori italiani sono pregati domane di vestirsi sempre nelo steso modo di ogi: giàca, pantalone, gioiéli, scarpa… Tùto uguale».
Un’autoritaria voce femminile dall’italiano incerto, che perfora i timpani, intima dall’altoparlante, nel backstage, il rispetto delle regole. Per esigenze televisive, tutto il cast del tributo ad Al Bano alla Crocus City Hall di Mosca, deve presentarsi per due sere (le ultime, quelle delle riprese tv, appunto) con gli stessi vestiti. Il successivo montaggio del meglio dello show non dovrà tradire il fatto che le immagini sono state realizzate in momenti diversi.
Gli staff di Toto Cutugno e Umberto Tozzi, nella sala del catering, che resta praticamente sempre aperta in un via vai continuo di addetti ai lavori, scoppiano a ridere.
Dietro le quinte, il più brillante, quasi zelighiano, è sicuramente il conduttore dell’evento, Enzo Ghinazzi in arte Pupo. Dimagrito di dieci chili rispetto a qualche anno fa, prova i suoi due smoking e intanto sciorina irriferibili barzellette politically uncorrect e imbarazzanti aneddoti di vita vissuta sulle tavole del palcoscenico. Come quando anni fa fu colpito da un attacco di dissenteria acuta sul palco di un concerto in un paesino della Calabria, subito dopo l’inizio di uno show destinato a interrompersi poco dopo.
Gli fanno eco i Ricchi e Poveri, in particolare Angela Brambati, la famosa «Brunetta». Inciampata nel retropalco di un galà alla presenza dello Scià di Persia, si fece molto male e le scappò una bestemmia a microfono aperto. La sentì tutto il pubblico, ma non ci furono ripercussioni. «Ho aperto un agriturismo sui bricchi, nell’alessandrino, ma sa che cosa le dico? Vorrei quasi cederlo. Ho capito che la mia vita è solo lo spettacolo, il palcoscenico. Solo quando sento il pubblico che applaude, che è felice e mi ama, sono veramente me stessa».
E mentre i Matia Bazar (che sul palco portano «Vacanze romane» e «Solo tu» con la bella voce di Silvia Mezzanotte) sono un po’ perplessi perché tanta gente domanda loro se l’improvvisa defezione di Antonella Ruggiero, ex della band e prevista nel cast, sia dovuta alla loro presenza a Mosca, Cutugno gira continuamente nei corridoi, in sospeso fra prove e foto ricordo con i fans.
Dietro le quinte, c’è di tutto: dalla ballerina classica che in un angolino scalda i muscoli, a drappelli di cosacchi con i tipici costumi sgargianti, che si fanno fotografare con Gianni Morandi e Piero Cassano dei Matia. L’uomo di Monghidoro è molto soddisfatto del suo recente show televisivo su Canale 5 dall’Arena di Verona: «La prima serata era bellissima, forse la cosa più bella che abbia fatto nella mia carriera – commenta -; e poi c’erano Morricone e Fiorello… La seconda forse un po’ meno ma era più popolare, con la Pavone e Zalone. Infatti l’ascolto è stato maggiore. Il futuro? Vedremo, ma ho una certa età. Questi mercati, come quello russo, li ho coltivati molto all’inizio della mia carriera. Oggi potrebbe essere il momento di tornare a farlo».
Sui tavoli della zona catering viaggiano bottiglie di Platone, il rosso prodotto nella tenuta di Al Bano a Cellino, e i gentilissimi camerieri russi non hanno difficoltà a scodellare coppette di ottime zuppe locali, tra vellutate ai funghi e altre ai cereali. Ai controlli all’ingresso gli inflessibili bodyguards bloccano un amico del fidanzato di Cristel Carrisi, che ha qualche difficoltà a farsi valere. «Riccardo Fogli arriva per cantare soltanto l’ultimo giorno» dice Maria, piacevole traduttrice russa al seguito di Al Bano e del suo caravanserraglio, mentre Romina resta perennemente chiusa in camerino, guardata a vista da una fotografa al seguito.
Dal momento che tutti i pezzi in scaletta sono decisi con diktat quasi inappellabili dal potente impresario russo Andrej Agapov, Umberto Tozzi (in città con la moglie Monica) ha qualche difficoltà a imporre persino «Gloria”, un capolavoro che ha girato letteralmente il mondo. Al Bano vuole duettare con lui su «Gente di mare», e il secondo pezzo dovrebbe essere «Gli altri siamo noi”. Ma Umberto alla fine riesce a imporsi, la seconda salta, e il salmo finisce – letteralmente – in «Gloria». «Anche perché, scusami – dice – venire qui e non fare ‘Gloria’ sarebbe come andare al ristorante e ordinare soltanto pane e acqua»




