“Gloria” è la sigla finale della miniserie di Netflix “Eric” ed è interamente inserita nel terzo episodio.
(Qui di seguito un piccolo assaggio del video)
" per tutti quelli cresciuti a latte e Tozzi" by belaire e gnaro
“Gloria” è la sigla finale della miniserie di Netflix “Eric” ed è interamente inserita nel terzo episodio.
(Qui di seguito un piccolo assaggio del video)
INTRAMONTABILE

18 GIUGNO 2024 – 16:19

“Eric” con Benedict Cumberbatch e Umberto Tozzi.
“L’ultima notte rosa” di Umberto Tozzi sarà il The Final Tour dell’artista torinese. Ma tutto, dalle hit al cinema, lascia intendere che mai si spegnerà il successo dei suoi tanti brani. Canzoni che hanno conquistato il pianeta facendo vendere al cantautore di zona San Poalo, nato il 4 marzo del 1952, la bellezza di 80 milioni di dischi per un record difficilmente eguagliabile.
Dopo 2.000 concerti, il tour che chiuderà una carriera lunga 50 anni, gli ultimi dei quali trascorsi a combattere una grave malattia, partirà ufficialmente il 20 giugno dalle terme di Caracalla (il Piemonte lo ospiterà il 15 luglio a Cervere e il 12 ottobre all’Inalpi Arena) per oltre 40 spettacoli indimenticabili in location d’eccezione che toccheranno ben 3 continenti: Europa, America e Oceania.
Continenti nei quali la sua musica è di casa, patrimonio comune di intere generazioni merito, soprattutto, di lei, della regina assoluta, la signora delle colonne sonore. Si tratta di “Gloria”, ovviamente, balzata in questi giorni agli onori delle cronache televisive per essere stata scelta, nella versione di Laura Branigan, come sigla finale della miniserie di Netflix “Eric”, nonché come pezzo che accompagna una delle scene più riuscite del film interpretato dal bravissimo Benedict Cumberbatch (al suo fianco di Gaby Hoffmann e McKinley Belcher III).
“Eric”, titolo inglese in cima alla hit mondiale della piattaforma, è incentrato su un uomo psicologicamente fragile e sulla sua frustrata moglie che improvvisamente precipitano in un incubo: il figlio di nove anni, Edgar, una mattina scompare nel nulla nel percorso verso la scuola. Poco prima, aveva avuto un alterco col padre e aveva assistito all’ennesima lite dei genitori. La storia è ambientata nella New York degli anni ’80, mentre gli abitanti della metropoli attraversano una profonda crisi sociale, le strade brulicano di criminali e i senzatetto sono abbandonati al loro destino. In tale contesto si assiste al percorso del bravissimo Benedict Cumberbatch nei panni di Vincent, il papà di Edgar, attore burattinaio (creatore appunto di Eric), eroe maledetto che cadrà nel baratro prima di rialzarsi e risollevare le sue sorti insieme con quello che sarebbe potuto accadere al figlio. In uno dei momenti clou della serie Vincent si troverà a ballare nella pista di una discoteca anni Ottanta sulle note di “Gloria”, in uno dei passaggi più importanti del film. Ma, vietato spoilerare.
“Eric” è solo l’ultimo, in ordine di tempo, di tutta una serie di titoli diventati cult anche grazia a “Gloria” di Umberto Tozzi.

Andando a ritroso, indimenticabile Leonardo DiCaprio in “The wolf of Wall Street” quando proprio sulle note di “Gloria” si fa bello per suoi successi, e come non citare “La casa di carta”, l’altra serie Netflix dove il brano fa la sua comparsa nella quarta stagione. E, ancora, di “Flashdance” e la famosa scena di Jennifer Beals con i pattini.

«Gloria mi ha dato tutto ciò che era possibile», ha commentato Umberto Tozzi il quale, nel 2022, dedicò il titolo del tour al suo brano più noto che, c’è da giurarci, regalerà a lui e a tutti i fan ancora moltissimo. Dalla tv, al cinema, alle hit.

🥇 Griselda is the Top 1 Netflix TV series (English) in the world for the week of Feb. 5 to 11, with 10.3 million views❗️
The new series features songs from Donna Summer to Boney M.

Published: Wednesday, 31 January 2024 at 11:51 am
Oftentimes, the tensest of dramas can come with a surprising soundtrack full of unexpected hits and toe-tapping songs that are interspersed in scenes that you wouldn’t have initially expected.
That is definitely the case in Netflix’s Griselda, which tells the story of ruthless cartel leader Griselda Blanco.
The series is set against a soundtrack dotted with well-known tunes from the time period of the ’70s and ’80s, but also features plenty of disco hits, as well as Latin and Caribbean music.
Speaking about the soundtrack for the series, which stars Sofía Vergara (Modern Family) as the drug queenpin, creator and executive producer Eric Newman said: “There’s such a wealth of great music from this period, and to be period accurate in this case was pretty easy, because a lot of these songs are incredibly well-known.”
He added: “The music in Griselda is very much of a time and place that people feel like they know, whether it’s from Miami Vice, or from Gloria Estefan and Miami Sound Machine, or more recently from Cocaine Cowboys. I’m really pleased with our score and soundtrack.”
Griselda on Netflix soundtrack – Every song featured

(…)

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Nel 1977 Umberto Tozzi (1952) è un cantautore promettente, che ha già composto insieme a Wess (1945-2009) e Dori Ghezzi (1946) Un corpo e un anima, vincitrice di Canzonissima. Tuttavia non è ancora conosciuto al grande pubblico; sarà proprio Ti amo ad inaugurare la sua ventennale carriera di successi, nati in collaborazione con Giancarlo Bigazzi (1940-2012). La fama mondiale di questo brano dura ancora oggi dopo più di 40 anni.
Ti amo vinse il Festivalbar e divenne il tormentone dell’estate, dominando ininterrottamente la classifica dei singoli più venduti dal 23 luglio al 22 ottobre 1977. Fu un successo inaspettato: “Arrivavo da un primo disco, uscito l’anno precedente, che si era rivelato un totale insuccesso: si intitolava Donna amante mia. Onestamente non pensavo che Ti amo potesse esplodere così”, ebbe a dire lo stesso Tozzi.

Fu l’incontro con Giancarlo Bigazzi a fare la differenza. Abbiamo parlato in un precedente articolo delle perle di ermetismo presenti nei testi nati dal loro sodalizio. Esse sono dovute, come raccontò poi il paroliere, soprattutto al suo amore per il suono puro della parola: è la sonorità delle sillabe a guidare il suo estro creativo. Resta il fatto che il “guerriero di carta igienica” presente nel testo di questa canzone diede poi vita anche a un premio scherzoso nato per incoronare ogni anno il verso più assurdo del pop italiano
L’immediato successo all’estero di Ti Amo
Nato quasi naturalmente su un giro di do con un riff che non si può non cantare né dimenticare, il brano non divenne solo il tormentone dell’estate italiana, ma ebbe anche un immediato successo all’estero. Fu il primo brano, dopo Nel blu dipinto di blu di Modugno, a oltrepassare la frontiera con la Svizzera. Divenne doppio disco di platino in Italia e in Francia e vendette oltre 50 mila copie in Belgio.

Mentre per la Spagna fu lo stesso Tozzi a realizzare una versione che traduce abbastanza fedelmente il testo originale, tutte le altre cover del brano poco ricalcano il tema della canzone. Ma… qual era appunto il tema?
Tutti hanno sempre pensato che quel “ti amo” fosse dedicato ad una donna in modo unico ed esclusivo. In realtà il testo parla di un triangolo e racconta di un uomo che torna a casa dalla moglie dopo essere stato con l’amante. Il famoso “guerriero di carta igienica” sarebbe dunque il marito infedele. Nonostante ciò di questa canzone resta soprattutto il suo status di intensa dichiarazione d’amore e come tale verrà usata in matrimoni d’eccellenza, reali e fittizi.
Nella versione francese, interpretata da Dalida (1933-1987) già nel 1977, è la donna che canta il suo “Je t’aime”. Il carisma della cantante e attrice italiana, naturalizzata francese, fruttò alla nuova Ti amo oltre un milione di copie vendute. Niente guerrieri daila consistenza improbabile, ma ritroviamo il “vin léger” che la cantante invita a sorbire dalle sue labbra.
Sempre del 1977 è la versione tedesca, cantata da Howard Carpendale (1946); in questo caso le sonorità teutoniche mettono in scena il triste canto di un innamorato abbandonato: “Il tuo bellissimo “ti amo” era solo musica di sottofondo per i giorni d’estate”

Del 1984 è la versione inglese di Laura Branigan (1952-2004) che nel 1982 aveva già avuto un successo mondiale grazie a un altra cover di un brano di Tozzi, Gloria. Troviamo ancora la storia di un’amante che si dispera per essere stata abbandonata: “Non posso credere che tu possa girarti e andartene, l’hai fatto così facilmente, mi hai tolto il mondo da sotto i piedi”
Il World Music Award, qualche anno fa, nel fare gli auguri a Umberto Tozzi per il suo compleanno l’ha definito “la leggenda italiana che ha cantato i successi internazionali Gloria e Ti amo”. È con Gloria, nel 1979, che Tozzi consolida la sua fama internazionale ottenendo ben sette dischi di platino.
Due suoi brani sono presenti in film di grande successo: nel 2013 Scorsese ha inserito Gloria nella colonna sonora del suo Wolf of Wall Street e nel 2019 Stella stai è finita in quella di Spider-Man: Far From Home (2019).
La consacrazione “reale” avviene nel luglio del 2011 quando, in occasione delle loro nozze, i Principi Alberto (1958) e Charlène (1978) di Monaco hanno chiesto a Tozzi di cantare durante il ricevimento proprio l’intramontabile Ti amo
Già nel 2002 Umberto Tozzi aveva duettato con la cantante francese Lena Ka (1975), mescolando passaggi in francese e in italiano. Nel 2017, per il quarantesimo anniversario del brano, è con Anastacia (1968) che il cantante interpreta un emozionante duetto, a testimonianza di quanto questa canzone sia inossidabile ai tempi e alle mode.
Recentemente la canzone è stata riportata in auge anche da una delle serie di maggior successo di Netflix, La casa di carta, dove uno dei protagonisti la canta accompagnato nientemeno che da un coro di frati. Nel secondo episodio della quarta stagione un flashback ripropone il matrimonio di Berlino in Toscana. Qui il personaggio interpretato dall’attore Pedro Alonso (1971) la canta al suo matrimonio con la moglie italiana Tatiana (Diana Gomez, 1989) con tanto di sottotitoli per il Karaoke degli spettatori.
La popolarità di questa canzone sembra dunque non avere mai fine e probabilmente sentiremo pronunciare quel “Ti amo” ancora molte altre volte e in sempre nuove interpretazioni, che renderanno questa dichiarazione assai più longeva di qualunque storia d’amore mai esistita. (A.F. per 70-80.it)
Fotografa, insegnante di yoga, curatrice d’arte e appassionata di scienza (il corso di studi in lingue e letterature straniere le stava un po’ stretto). Vive a Nizza, dove tra l’altro collabora con Radio Nizza, un portale di informazione per gli italiani in Costa Azzurra e, ovviamente, 70-80.it
Primo dell’anno, un giovane detective al suo primo caso aspetta in trepidazione il suo cinico e navigato collega. Dietro di lui la casa dove, qualche ora prima, si è consumato un autentico massacro. Disponibile su Netflix a partire dal 3 febbraio 2021, le premesse di all my friends are dead sono buone, e lo spettatore si trova catapultato in una tragicomica carneficina da ricostruire. La partenza è frizzante, accattivante: la violenza viene subito messa in scena ma non disturba, poiché volutamente paradossale e saggiamente smorzata da un puntuale cinismo. Purtroppo, dopo il buon inizio, il film cambia repentinamente di registro, confezionando un pacchetto insipido, dal sapore inespresso. Vediamo perché.

Entrati nell’abitazione, si staglia di fronte agli occhi degli agenti uno scenario bizzarro, inverosimile ma altrettanto convincente: una banale festa nella sera di San Silvestro, divenuta un teatro di guerra. Cadaveri di ragazzi ovunque, morti nella maniera più disparata. C’è chi è stato freddato, chi è morto per asfissia, chi è sul pavimento fulminato, chi viene ritrovato impiccato con le luminarie di natale. Il tutto condito da pareti imbrattate di sangue, porte sfondate a colpi d’accetta e interiora che bisogna stare attenti a non calpestare. Una serata tranquilla, insomma.

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“Qualcosa è andato storto”. È la frase con cui il detective anziano cassa in modo approssimativo le indagini davanti a questo scempio; e va bene così. Si capisce subito che il motore del film non sarà l’analitica ricostruzione dell’accaduto, ma la curiosità divertita di vedere come tutto questo sia potuto accadere, a prescindere da qualsiasi colpevole o movente. Questo approccio ironico e disilluso funziona molto, ed è un peccato constatare come le dinamiche tra gli agenti non siano state sfruttate maggiormente.https://www.youtube.com/embed/wbLEZBDJdak?feature=oembed
Comincia il flashback e cominciano i guai, in tutti i sensi. Torniamo a 24 ore prima dell’accaduto, dove il padrone della villa sta facendo gli onori di casa con due invitati, presentandoci con questo espediente tutti i protagonisti di questa commedia corale. Ogni macchietta è presente: ci sono i due amici nerd, ossessionati dal sesso che non riescono a fare; la milf di turno, accompagnata dal suo toy-boy illuso e innamorato; l’insospettabile (ma non troppo) ragazzo omosessuale; la coppia in crisi per problemi sotto le lenzuola; il playboy che dispensa consigli non richiesti; il giovane religioso in crisi mistica davanti ai bollori della pubertà.
L’unica figura veramente degna di nota, e questo proprio perché riesce a sganciarsi dal rigido stereotipo, è quella del giovane fattorino delle pizze. Un comprimario interessante, brillante studente universitario schiacciato dalla povertà e dal senso di responsabilità verso la madre malata di Alzheimer. Purtroppo i cliché non si limitano alla caratterizzazione dei personaggi, ma proseguono ed imperversano anche nei dialoghi, che risultano piatti e non divertono.

Come nel più classico degli American pie, la vis comica ruota interamente intorno al sesso, ma lo fa in maniera scialba e prevedibile. Si passa da un luogo comune all’altro, dalla banale derisione dell’omosessualità a stucchevoli doppi sensi, con un risultato complessivo incolore e inespressivo. Quello che tiene a galla la pellicola nella parte centrale rimane unicamente il suo motore: il desiderio di scoprire la catena di sfortunati eventi che abbia portato al massacro finale, e con esso all’inizio promettente del film.
Sebbene la scrittura di Jan Belcl sia tutt’altro che memorabile, un plauso deve essere fatto per quanto concerne la realizzazione tecnica. La regia è scorrevole, ritmata, cadenzata sapientemente con stacchi precisi e funzionali. La fotografia non osa, ma si ripara cautamente nel porto sicuro del teal & orange, ovvero nelle tonalità di arancio e blu che danno risalto ai volti dei protagonisti. È un’espediente moderno e vincente, e tale contemporaneità si ritrova nelle diverse influenze di cui il film è intriso. Il giovane regista strizza ripetutamente l’occhio a Tarantino, e lo fa con garbo, rispettosamente. Basti pensare ai titoli di testa, dal taglio fumettistico e seducente, o alla rappresentazione comica della violenza, estrosa e mai disturbante. Molte inoltre le citazioni, più o meno esplicite, e di conseguenza meno o più riuscite.

In ogni caso, la palma del migliore la guadagnano musica ed effetti sonori. Dalle atmosfere western dell’introduzione, alla cover di Gloria del nostro Umberto Tozzi durante i festeggiamenti, ai toni classici della Carmen per enfatizzare l’escalation di violenza. Le musiche sono sempre molto azzeccate e permettono allo spettatore di immedesimarsi. Come dicevamo, molto bene anche l’effettistica, in grado di regalare i più sinceri momenti di comicità. Un esempio? L’imponente motivo di organo e campane volto a sottolineare la caduta in tentazione del devoto protagonista, impotente davanti allo strapotere dei piaceri della carne.
Negli ultimi minuti ci viene proposto un finale alternativo, alla Sliding doors. Senza cedere ad alcuno spoiler, questa sequenza ha il pregio di dimostrare come la penna del regista abbia una profondità diversa, che può e deve essere coltivata, oltre a risollevare parzialmente le prestazioni attoriali, fino ad allora perlopiù dimenticabili. Interessante anche la scelta di aprire ad una ciclicità ed ineluttabilità dell’ evento, che ci lascia un sapore diverso in chiusura.
All my friends are dead è una commedia noir dai presupposti promettenti, ma che crolla a causa di una scrittura acerba e di una comicità stereotipata che non diverte. Le manca la delicatezza dei fratelli Coen (Lady Killers e Burn after reading su tutti) o la spontaneità effervescente di Funeral party, tutti elementi necessari per compiere il salto di qualità in questo genere. Rimane una realizzazione tecnica encomiabile, specie per le musiche, e un po’ di amaro in bocca per non aver sfruttato a dovere diversi spunti che sarebbero stati vincenti. Peccato.
Potete trovare questo e altri film sfogliando l’ampio catalogo presente su Netflix
https://www.tomshw.it/culturapop/all-my-friends-are-dead-recensione/

Será que o fim do mundo vai se transformar em uma micareta na Bahia? Quem acompanha a série ‘Dark’, produção da Netflix, acredita que essa é uma das possibilidades para o fim da aventura humana na Terra.
A brincadeira surgiu após a a canção ‘Pequena Eva’, hit da Banda Eva na época de Ivete Sangalo, aparecer em um trailer da trama. O detalhe fica por conta da versão escolhida, a canção é cantada em alemão.
A canção se inspira na Bíblia e fala justamente sobre o apocalipse. Quem canta, Adão, quer embarcar em uma última astronave, com sua amada, Eva.
Originalmente a música é do cantor italiano Umberto Tozzi e foi lançada em 1982. A canção fez tanto sucesso que ganhou versões em diversos idiomas, incluindo o português.
Mas se engana quem acredita que a Banda Eva foi a pioneira na versão. Antes de Ivete Sangalo entoar o tema do fim do mundo nos anos 90, a banda Rádio Táxi já havia feito sucesso com a mesma música na década de 80.
O toque de dendê pode ter feito com que a música ficasse com um sabor especial, ainda mais para Ivete Sangalo, que tem mais de 30 milhões de visualizações no YouTube para o clipe da música registrada no álbum “Ao Vivo no Madison Square Garden”, em Nova York.
Se formos considerar as teorias de Dark, que teve a sua 3ª e última temporada lançada no último final de semana na Netflix, tecnicamente já estamos vivendo em um mundo pós apocalíptico.
Fica o questionamento para saber qual será o gosto da música ‘Pequena Eva’ cantada pelos foliões no próximo Carnaval.
Hit ‘Eva’, famoso na voz de Ivete Sangalo, toca em trailer da série ‘Dark’
Il cantautore, di residenza a Montecarlo, ha ringraziato gli autori e gli interpreti de La Casa di Carta, per avere inserito la famosissima Ti Amo, in una scena clou della serie Netflix più amata del momento
La Casa di Carta (o Casa de Papel) è la serie Netflix più vista ed apprezzata del momento. La serie spagnola, i cui personaggi sono diventati delle vere e proprie icone e giunta alla quarta messa in onda, racconta le gesta di un gruppo di persone “normali” che si improvvisano ladri e mettono a segno un colpo alla Zecca di Stato.
Nel primo episodio dell’ultima serie, da poco uscita sulla piattaforma a pagamento, c’è una scena clou, in cui, parte dei protagonisti con a capo Berlino, intonano TI AMO di Umberto Tozzi assieme ad un coro di Monaci. La cosa, chiaramente, non è passata inosservata ai fan italiani che hanno apprezzato tantissimo la scelta della canzone e, men che meno, al cantautore, il quale non ha potuto fare a meno di condividere il momento sulla sua pagina Instagram
“Molto bello. Mi ha fatto molto piacere, anche perché so quanto è conosciuta questa serie in tutto il mondo“, ha confessato il cantautore all’Adnkronos, al telefono dalla sua casa di Montecarlo.
Ricordiamo che non è la prima volta che alcuni brani di Umberto Tozzi vengono reinterpretati da altri artisti. Ad esempio Gloria, altra hit di successo, è stata cantata dall’artista statunitense Laura Branigan e Eva è stata inserita, in lingua portoghese, nel repertorio di Ivete Sangalo, frontwoman della band brasiliana “Banda Eva”.
Crediti Foto: umbertotozziofficial/instagram
Umberto Tozzi – Stella Stai