UMBERTO TOZZI ON LINE – 11

LUNEDì 28 GIUGNO – ROYAL
ALBERT HALL
 
   
Ciao ragazzi, questa settimana
“mi tocca” parlarvi del disco live del 1988 della Royal Albert Hall. E
vi scrivo “mi tocca” non tanto perché mi senta la costrizione di
comunicare con voi, anzi. Solo che questo disco ha avuto una enorme
fortuna e quando mi capita di parlarne, le persone che mi ascoltano si
aspettano che io faccia la grande celebrazione che ne fanno tutti quegli
artisti che ci sono andati dopo di me e che celebrano un concerto in
questo pur bellissimo teatro come uno straordinario punto di arrivo per
non so quali stratosferici meriti artisti, nascondendo invece il fatto
che spesso quando fai un concerto live nato per diventare un disco, più
che la gioia dell’artista di cantare in un meraviglioso palcoscenico,
viene evidenziato il lavoro del marketing discografico che spesso
sinceramente schiaccia il senso musicale dei progetti.
Ci sono artisti completamente sconosciuti all’Estero, a cui
vengono fissati concerti fuori dalla Penisola, e poi magari in Italia si
fanno articoli di giornale o spot televisivi con i quali si decanta un
“grande successo”, quando invece la realtà è che quel concerto l’hanno
visto in pochi e continuano ad essere totalmente sconosciuti come in
precedenza.
Sono orgoglioso, sia ben chiaro, di essere stato alla Royal più di
20 anni fa, ma mentre molti amano raccontare il solito nastro del tipo
“eh io sono grandissimo e allora mi hanno scelto tra tanti” per cantare
nella terra dei Beatles, io preferisco come sempre scrivere a voi delle
cose che non siano inutilmente celebrative, ma che rispecchino il reale
svolgimento di come vanno le cose nel mondo musicale, che di certo e’ben
diverso dalle balle puramente mediatiche raccontate dalla televisione.
Quando mi dissero Umberto andiamo a cantare a Londra, io risposi
“ma che cavolo ci vado a fare? Non mi conosce nessuno!” Invece quella
sera c’era il sold out e quindi mi sorpresi piacevolmente, sentendo sul
palco un’atmosfera davvero molto bella. Non me ne frega niente di
autocelebrare i numeri di copie venduti da un disco commissionato
dall’allora mio manager Rolando D’Angeli, che aveva avuto l’intuzione
managerial-economica di incidere il live per far fare i soldini alla Cgd
Warner. Mi interessa invece ripensare all’abbraccio del pubblico, alla
voglia di suonare di quella sera, che poi però non è tanto diversa da
certi concerti anche recenti, o da quelli vissuti con voi che hanno
fatto nascere “Non solo live”. Io ho avuto la fortuna di calcare
palcoscenici internazionali prestigiosissimi, che non sono stati
decantati con i” mega spottoni” come si fa oggi, ma il mio orgoglio non è
legato all’effetto mediatico legato a queste importanti esperienze,
quanto invece alla gioia che ho provato dentro di me di suonare in posti
dove si sono esibiti i grandissimi della musica internazionale. Per
esempio io ho suonato a Sydney, all’Opera House che anche dal punto di
vista architettonico è un teatro fantastico. Non m’interessa fare i
manifesti o scrivere nelle mie biografie che ci sono stato, non è stata
una presenza che ha alimentato il business che mi circonda, ma che
piuttosto ha gratificato il mio essere artista e questo mi basta e mi
avanza pure!

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