IL GUASTAFESTIVAL

09 febbraio 2018

Sanremo 2018, le pagelle della terza serata

Baglioni già non ne può più, le vecchie glorie in gara sfiorano il patetismo. Paoli e Remigi risvegliano fantasmi. Passabili solo Barbarossa e Avitabile-Servillo. Mentre le nuove proposte deludono. I voti.

Così è la natura nella sua innocente crudezza: seppellisce gli uomini e dura, per rigenerarsi. Mai come quest’anno la tradizionale copertina di Sorrisi & Canzoni dedicata al Festival sembrava il museo delle cere. È un Festival di canti del cigno, un Festival degli addii. Baglioni già non ne può più: «Non credo che rifarò Sanremo». E poi le pagine all’indietro di Fogli e Facchinetti, di Canzian, di Elio, di Baudo, a suo modo straziante, di Remigi che fa scongiuri, di Paoli stesso che parla delle assenze. Tutti quei movimenti rigidi, quell’orgoglio un po’ rauco, da “siamo ancora qua”. Tutti quegli occhi fissi, acquosi. Pieni di fantasmi. Mai visti tanti congedi più o meno annunciati, più o meno attesi (leggi anche la pornografia sentimental-sanremese).

DEL BAGLIONI NON SI BUTTA NIENTE. Intanto Claudio da conduttore si fa lubrificante, lo fanno cantare ogni quarto d’ora e così risolve la orfananza di Fiorello. Del Baglioni non si butta via niente e poi è tutto compreso nel prezzo. I conti si fanno, naturalmente. Il budget per questa 68esima edizione è di 16 milioni e 400 mila euro, lo stesso dello scorso anno. Dove le cose vanno meglio è sul fronte della raccolta pubblicitaria, che a un mese dall’inizio ammontava già a 25 milioni di euro contro i 26 milioni del 2017 e che quest’anno va per forza a salire. Detto che i tre conducenti assorbono nel complesso 1,3 milioni d’euro (li meritano? Baglioni per forza, con tutto quello che gli fanno cantare), si stringe la cinghia sugli ospiti, tanti ma nessuno clamoroso e quelli che vengono devono straziare l’italiano, secondo formula baglioniana dal sapore vagamente autarchico ma del tutto inutile ai fini della discografia. Intanto lo share vola: la terza serata ha ottenuto in media 10 milioni 825 mila spettatori, con il 51,60% (per trovare un risultato migliore bisogna tornare al Festival di Fabio Fazio del 1999 quando la terza serata conquistò il 53,94%).

LA MUSICA? COME LA PANNA. La filiera è in perdita, Sanremo in questo senso è quasi irrilevante ma bisogna capire che va inteso ormai come varietà televisivo, una Canzonissima dei nostri tempi, un contenitore di annunci, un traino per altri programmi. Qui la musica, anche quella di Baglioni, che quest’anno a Sanremo si becca un fottio di Siae, è come la panna, che lega, lega ma non fa sostanza. Ancora una notazione, sul momento trash delle donne qualunque che cantano canzoni per le donne: se c’è bisogno di spiegare, allora spiegare è inutile (guarda il meglio e il peggio della terza serata).

Nuove proposte, sonore bocciature: solo Midimbi sfiora la sufficienza

MUDIMBI

Mudimbi.

Mudimbi: 5. Li conosciamo, quelli così, teste matte di San Beneditte del Tronto: un bel giorno smattano, mollano tutto e fanno altro. E di solito hanno ragione. Lui faceva il meccanico, poi due anni fa… Di persona, il ragazzone è convinto ma non tracotante: sa cosa che vuole e come lo vuole, ma a 31 anni la testa non se la monta e non se la spacca. Dio, gli avevo promesso un voto campanilistico, ma questa Il Mago ha qualcosa che manca: sarà la base, maxgazzeiana, ma pare un un gazzosino. Perdonami Mudimbi, la prossima volta che ci incontreremo sotto le palme di San Beneditte.

Eva: 3. Creaturina dei gatto e volpe Manuel Agnelli-Rodrigo d’Erasmo, al registro delle imprese premiata ditta Afterhours. Con tutti i pregi, pochi, e i difetti, rigogliosi, del caso. Quell’enfasi chitarrosa. Quella pochezza multilivello. Cosa ti salverà? C’era una volta Umberto Tozzi che, nel 1982, cantava: Staremo stretti ma ci salverà/come un uovo d’eternità/oh mia piccola Eva. Sai quanto era meglio quella.

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“Sanremo 2018, Pippo Baudo al timone”: così i critici Scandurra e Boccardo

I due giornalisti musicali sostengono il rientro all’Ariston del conduttore siciliano

20 Giugno Giu 2017 1129 51 minuti fa fonte ilVelino/AGV NEWS Roma

PIPPO BAUDO OK

  •  I due giornalisti musicali sostengono il rientro all’Ariston del conduttore siciliano
  • Roma, 11:29 – 51 minuti fa (AGV NEWS)

“In economia, quando la domanda incontra l’offerta, si fa mercato. Non capiamo davvero perché invece, a proposito di Sanremo 2018, la Rai si ostini ripetutamente, con una testardaggine senza precedenti, a proporre improbabili conduzioni del Festival a gente come Fiorello, Mika e altri che, puntualmente, rispondono ‘no, grazie’ o smentiscono persino. Quando Pippo Baudo, invece, attende dichiaratamente dal 2008 a oggi, chiedendo giustamente la sua ultima, grande occasione sul palco ligure. E dà ancora lungo a tanti, professionalmente. È un mito, un maestro, un gigante rispetto a tanti suoi colleghi. A 81 anni ha ancora la stoffa indiscussa del fuoriclasse”. Se lo domandano in coro da tempo Maurizio Scandurra e Lele Boccardo, i due noti critici musicali italiani che dal 2013, sul web e sui giornali di tutta Italia (come gli appelli pubblici apparsi nei giorni scorsi sulle pagine dei quotidiani nazionali ‘La Stampa’ e ‘La Sicilia’ e su moltissimi siti), sostengono a gran voce – persino con tanto di acclamate petizioni popolari – il ritorno del padre nobile di tutti i presentatori televisivi al Teatro ‘Ariston’. “Per una volta ancora. L’ultima, forse. Per un gran finale di carriera, felicissimo, dovuto e meritatissimo”, esordisce Maurizio Scandurra. “La Rai punta solo agli ascolti, è chiaro. È da mo’ che di veri cantanti e dintorni non gliene importa un bel fico secco, a quelli di Viale Mazzini. Tant’è che le canzoni, invece, da troppi Festival a oggi restano ahimé un puro palliativo di contorno. Con Baudo rischieremmo di rivedere a Sanremo 2018 un bel numero di artisti – con altrettanti bei brani – da troppo tempo fuori dai giochi e dalla discografia che conta. Come, ad esempio, Fausto Leali, Mietta, Antonella Ruggiero, Anna Oxa, Silvia Mezzanotte, Peppino Di Capri, Marina Rei, Mariella Nava, Silvia Salemi, Umberto Tozzi, Andrea Mingardi, i New Trolls, i Dirotta su Cuba, Fausto Concato e molti altri”, prosegue Scandurra. “Tutti beniamini del grande pubblico. Tutta gente che però riempie piazze e teatri, oggi snobbata vergognosamente dalle cosiddette ‘major’ del disco quali Sony, Universal e Warner: tutte prese come sono a correre dietro a questo o a quell’altro ragazzetto fighetto o youtuber di grido venuto dal web, rap o talent show che dir si voglia. Ma quegli stessi discografici, pur di accaparrarsi un posto al Festival e non perdere il treno, sarebbero tutti pronti, invece, a presentarsi con contratti e acconti allettanti in denaro contante da quegli artisti bravi ma emarginati, se soltanto dieci o più di questi cantanti dovessero magicamente costituire oltre il 50% di un ipotetico e altrettanto auspicato cast sanremese”, spiega il noto giornalista. Gli fa eco Lele Boccardo, affermato critico musicale e altrettanto autorevole scrittore:”Baudo è il solo e unico che, pur optando giustamente anche per cantanti più attuali e giovani che rappresentano il presente di certa discografia, per assicurare comunque ascolti e show televisivo propriamente detto, può riportare la musica con la ‘M’ maiuscola a Sanremo. Quella che latita in massa da almeno 15 anni e più”. E prosegue:”Forte della stima sincera di tanti grandi artisti che gli devono tutti moltissimo, con Pippo al comando del carrozzone canoro si precipiterebbero in massa anche nomi inaspettati che pagherebbero oro pur di partecipare al suo ultimo Festival. Baudo eviterebbe scempi degeneri come la predominanza del televoto a favore dei cantanti della generazione 3.0, per i quali è fondamentale predisporre una categoria a parte. Non si può umiliare gente con successi pazzeschi e decenni di carriera solo perchè i ragazzini hanno le dita sempre diabolicamente incollate su smartphone e social, per una mera questione generazionale, per sostenere i propri beniamini. Tanto, bollette e ricariche li pagano mamma e papà, no?”. E se non fosse Baudo, il prescelto? “Proponiamo Massimo Giletti, conduttore competente e garbato, che in prima serata ha dimostrato di saper fare grandi numeri anche lui alla Carlo Conti. Merita più rispetto da parte della Rai, che non lo valorizza a dovere in quanto preferisce puntare su altri cavalli, supponiamo, supportati da manager esterni più forti e potenti in grado eventualmente – ipotizziamo – di condizionare anche le scelte artistiche ed editoriali della Rai stessa. Insieme a lui c’è anche il caro Fabrizio Frizzi, che da anni attende una vera chance importante in prima serata, oltre a ‘Telethon’ e ai soliti telequiz”, aggiunge Boccardo. Una novità da proporre? “Una giuria di esperti in commissione per individuare le canzoni in gara, individuati e scelti tra i più noti autori e arrangiatori italiani con a capo l’ottimo Massimiliano Pani, in assoluto tra i produttori più competenti e raffinati rimasti a guardia della bella e buona musica italiana. Sono in molti a dover imparare da lui, in questo ambiente, anche in fatto di garbo e fairplay”, concludono all’unisono Maurizio Scandurra e Lele Boccardo, fra l’altro quest’ultimo anche autore per ‘Sillabe di Sale Editore’ del fortunato noir musicale ‘Il Rullante Insanguinato’, che reca la doppia prefazione di Andrea Mingardi e dello stesso Maurizio Scandurra. Un romanzo fresco di stampa, accolto bene da critica e pubblico, nonché incentrato su una serie di avvincenti e inspiegabili omicidi di batteristi delle più famose tribute band italiane.

by: http://www.ilvelino.it/it/article/2017/06/20/sanremo-2018-pippo-baudo-al-timone-cosi-i-critici-scandurra-e-boccardo/3e31c5af-f7cd-4c5d-a0c1-e7e3120fe4b9/