“MARCOBALENO” Concerto tributo in omaggio al bassista Marco Mangelli

Mercoledì 14 novembre 2018 dalle ore 21.00 sul palco dello Spirit de Milan.ex Cristallerie Livellara in via Bovisasca 57/59 a Milano.

Marco Mangelli non è stato il più grande bassista del mondo: è stato il più importante. È stato il più importante perché suonava per sé stesso. Ma non in senso egoistico: il bassista è il centro della band, quello che tiene insieme tutto. Il cantante non guarda il chitarrista, guarda il bassista: Marco era questo, era il centro”. (Roberto Vecchioni)

Era un grande bassista, Marco Mangelli, era un centro di connessione non solamente per i musicisti che hanno suonato con lui: era così con tutti coloro che incontrava. L’accoglienza, in lui, era qualcosa di innato da sempre. E il suo coraggio, gigantesco.

Il ricordo di questa gentilezza e di un’intelligenza, di una curiosità sempre viva, hanno fatto breccia nei cuori di moltissimi musicisti che hanno suonato con lui e che suoneranno e canteranno per lui mercoledì 14 novembre 2018.

Dalle ore 21.00 fino a notte fonda, si alterneranno sul palco dello Spirit de Milan ex Cristallerie Livellara, in via Bovisasca 57/59 a Milano, in un concerto benefico in ricordo di Marco.

Sarannp presenti: Roberto Vecchioni, Biagio AntonacciI,Tricarico, Ronnie Jones, Enrico Ruggeri, Eugenio Mori, Gigi Cifarelli, Pancho Ragonese, Pepe Ragonese Emilio Foglio, Alessio Nava, Piero Orsini, Emilio Cuccato, Michele Fazio, Dario Tanghetti, Franco Penatti, Dagmar Segbers, Sandro De Bellis, Maxx Furian, Tony Casuscelli, Tonino De Sensi, Roberto Gualdi, Massimo Germini, Alex Battini, Gabriele Boria, Giorgio Di Tullio, Faso, Caterina Crucitti, Liano Chiappa, Andrea Montalbano, Fabio Roveroni, Pino Di Pietro, Grazie Carlo Palmas,.

E ancora: Paolo Polifrone, Alex Polifrone, Gianluca Martino, Lucio Fabbri, Hermes Locatelli, Antonio Galbiati, Francesco Corvino, Rosella Cazzaniga, Orazio Nicoletti, Deborah Falanga, Heggy Vezzano, Stefano De Maco, Giorgio Secco, Marcello De Toffoli, Marco Guerzoni, Lola Feghaly, Lalla Francia, Leif Searcy, Daniele Moretto, Daniele Comoglio, Amedeo Bianchi, Fabio Valdemarin, Ernesto Ghezzi, Paola Atzeni, Marco Bianchi, Marcello “Bread” Schena, Diego Corradin, Paolo Costa, Beppe Pini, Marcello De Toffoli, Daniele Comoglio, Mic Monesta, Enrico Santangelo, Andrea Fecchio, Nicolò Fragile, Antonio Petruzzelli, Eros Cristiani, Isabella Casucci, Aldo Banfi, Claudio Bazzari, Alberto Pavesi, Silvia Fuse’, Andrea Pollione, Pietro Pizzi.

Antonio Lupi, Ernesto Ghezzi, Amedeo Bianchi, Rino Di Pace, Carmelo Isgrò, Luca Meneghello, Valentina Ferrari, Gaetano Cappitta, Sergio Cocchi, Giovanni Giorgi, Pancho Ragonese, Pepe Ragonese, Lorenzo Poli, Alex Pacho Rossy, Alessandro Usai, Tony Arco, Riccardo Fioravanti, Niccolò Cattaneo, Marco Brioschi, Roberto Oreti, Massimo Varini, Fabio Coppini, Max Zaccaro, Stefano Re, Alex Procacci, Valentino Finoli, Massimiliano Laganà.

Nato a Bertinoro, in provincia di Forlì, il 22 agosto del 1965, Marco Mangelli ha studiato il basso elettrico con Ares Tavolazzi e seguito seminari con artisti come John Patitucci, Victor Bailey e Percy Jones. Nel mondo della musica italiana era molto noto perché sono tantissimi i nomi con cui ha lavorato, da Cristiano De André a Biagio Antonacci, da Andrea Bocelli a Gianni Morandi e ancora Umberto Tozzi, Massimo Ranieri, Enrico Ruggeri, Alex Baroni, Francesco Tricarico, Aida Cooper, Ronnie Jones e persino Gloria Gaynor.

Per Info, Ufficio Stampa, organizzazione Evento: Letizia Cherubino, Per contatti: marcobaleno1411@gmail.com..Evento Facebook.

https://www.webl0g.net/2018/11/08/marcobaleno-concerto-tributo-in-omaggio-al-bassista-marco-mangelli/

L’addio a Marco Mangelli, grande e schivo bassista

È mancato il musicista-spalla di alcuni dei migliori artisti della nostra musica e non solo. Da molti anni suonava con Roberto Vecchioni: “Rifuggiva i riflettori ma era il centro del gruppo”

di LUCA VALTORTA

Marco Mangelli non è stato il più grande bassista del mondo: è stato il più importante”: così lo ha ricordato Roberto Vecchioni alla cerimonia d’addio che si è tenuta presso il cimitero di Lambrate oggi a Milano. “È stato il più importante perché suonava per sé stesso. Ma non in senso egoistico: il bassista è il centro della band, quello che tiene insieme tutto. Il cantante non guarda il chitarrista, guarda il bassista: Marco era questo, era il centro”.

Nato a Bertinoro, in provincia di Forlì, il 22 agosto del 1965, Marco Mangelli ha studiato il basso elettrico con Ares Tavolazzi e seguito seminari con artisti come John Patitucci, Victor Bailey e Percy Jones. Nel mondo della musica italiana era molto noto perché sono tantissimi i nomi con cui ha lavorato, daCristiano De André a Biagio Antonacci, da Andrea Bocelli Gianni Morandi e ancora Umberto Tozzi, Massimo Ranieri, Enrico Ruggeri, Alex Baroni, Francesco Tricarico, Aida Cooper, Ronnie Jones e persino Gloria Gaynor.

Da molti anni suonava con Roberto Vecchioni, che lo ha ricordato in un discorso commosso: “Non è giusto che Marco sia morto e io sono molto arrabbiato per questo. Non si dovrebbe morire così giovani. Quando andrò a trovarlo mi dirà: ‘Cosa ci fai tu qui?’ e magari gli chiederò di accompagnarmi a fare un giro a vedere cosa c’è lì”. Tanti musicisti, tanti amici di mondi diversi, una sala gremita: “Mi ha insegnato gli accordi di Life on Mars di David Bowie ma soprattutto mi ha insegnato il coraggio della mitezza”, ricorda un amico. “Pochi giorni prima di lasciarci ero da lui e mi sono messa a cantare una canzone. A un certo punto ho sentito una voce che mi accompagnava: era la sua. Quando sono andata via ero serena”, racconta la nipotina. “Una volta ero su un palco con lui ed ero agitato, poi ho sentito il suo basso e tutto funzionava: è stato un momento di felicità perfetta”. “Andavamo a scuola insieme e io ero molto timida: lui mi ha aiutato a conoscere tutti, è stato per me il migliore amico”. “Voleva raggiungere l’arte facendo il turnista, rifuggiva qualsiasi cosa fosse eclatante, aveva dei rituali quasi zen”. “Era ateo ma di una cosa sono sicuro: sta nella luce”, dice un amico sacerdote. “Era un caso rarissimo: delle persone, anche delle peggiori, cercava sempre il lato migliore. Un giorno mi ha detto: ‘Sono stanco di parlare bene alle spalle delle persone: voglio dirglielo in faccia’”, racconta un altro amico.

Il ricordo di questa gentilezza e di un’intelligenza, di una curiosità sempre viva, hanno fatto breccia nei cuori di molta gente, non solamente nell’ambiente musicale. Compreso in quello di chi scrive: ci conoscevamo dai tempi del liceo (avevamo frequentato entrambi il Carducci di Milano) e ci siamo incrociati per lavoro, ma non solo. Non spessissimo. Ma è successo. L’ultima volta in occasione della vittoria di Giuliano Pisapia a Milano. Era un grande bassista, Marco. Lo ricordo suonare da sempre, da quando andavamo in gita scolastica: ci lasciava incantati. Sapeva fare canzoni che nessun altro era in grado di fare: Bowie prima di tutti. Marco era un centro di connessione non solamente per i musicisti che hanno suonato con lui: era così con tutti coloro che incontrava. L’accoglienza, in lui, era qualcosa di innato da sempre. E il suo coraggio, gigantesco.