“Stella stai” colonna sonora de IL MAESTRO dal 13 Novembre al cinema.

CLAIRE RICHARDS CANTA “GLORIA” DI UMBERTO TOZZI: LA STORIA DI UNO DEI BRANI ITALIANI PIÙ FAMOSI AL MONDO (AUDIO)

Dopo essere stato il dominatore assoluto quanto inaspettato dell’estate nel 1977 con “Ti amo” e di quella successiva con “Tu”, nell’inverno 1978 il 26enne cantante torinese decide di non sedersi sugli allori ma di fare un salto di qualità, soprattutto dal punto di vista sonoro.

Tozzi sente che la musica pop italiana ha bisogno di aggiornarsi. Per incidere il disco va a Monaco di Baviera (“Come prima esperienza di incisione all’estero non mi sentivo pronto ad affrontare la traversata dell’oceano”). Lì, guardando al panorama che si presenta sulla scena internazionale, scarta l’ipotesi di sintonizzarsi su quello che resta del punk, e scopre che in California le “buone vibrazioni” degli anni ’60 non hanno mai smesso di echeggiare. Ragion per cui ingaggia uno dei musicisti maggiormente stimati della West Coast. “Quando iniziai a promuovere gli altri due dischi ero un po’ insicuro. Mettendo sul piatto ‘Gloria’ invece mi riconosco moltissimo, sono soddisfatto di tutto, e in modo particolare della collaborazione di un tastierista americano eccezionale, Greg Mathieson, che ha arrangiato tutti i miei pezzi. Creativamente, infatti, mi sento molto vicino alla sua musica, pur restando italiano per moltissime cose; questo contatto con lui mi ha dato modo di aggiungere qualcosa di californiano all’Umberto Tozzi di ieri” (da un’intervista a Simonetta Martellini del “Guerin Sportivo”).

Mathieson è il tastierista della colonna sonora di “Grease” (suo il piano della trascinante “You’re the one that I want”), di “Macarthur Park” di Donna Summer, di parecchi brani di Barbra Streisand, Ringo Starr, e in futuro di Billy Idol, Simple Minds, Al Jarreau. Il suo sodalizio con l’artista italiano porterà fortuna a entrambi: l’americano proporrà “Gloria” al produttore Jack White, che affiderà il brano a una giovane cantante dalla notevole voce, Laura Branigan. Nel 1982 “Gloria”, tradotta in inglese da Trevor Veitch ed arrangiata da Mathieson, scalerà la classifica USA, impresa proibitiva per autori italiani. Qualche mese più tardi otterrà una nominations ai Grammy Awards, e sarà scelta per la colonna sonora di “Flashdance“.

Il primo a tentare di portare “Gloria” all’estero (oltre a Tozzi medesimo, che ne incise una versione in inglese – “Ho provato a entrare negli Usa… ma mi hanno riaccompagnato alla frontiera“, sorrise il cantante all’epoca) è stato Jonathan King, cantante e discografico notissimo in Inghilterra.

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Tuttavia la sua versione, con parole diverse da quelle che avrebbe cantato Laura Branigan, non riuscì a entrare nelle charts britanniche. Nel 1982, grazie a Greg Mathieson e al produttore Jack White, la canzone venne fatta interpretare anche alla giovane ex corista di Leonard Cohen, al suo debutto solista.

Quando la gente mi sentì per la prima volta, pensò che la canzone fosse di Donna Summer. Avevamo qualche affinità vocale“, ha spiegato l’interprete newyorchese. Per l’incisione erano stati chiamati tra l’altro musicisti del calibro di Steve Lukather (Toto), Lee Sklar, Michael Landau, Jim Haas. Il risultato fu un disco di platino, un n.2 nella classifica USA (e 22 settimane nella top ten), un n.6 nel Regno Unito e una candidatura ai Grammy Awards come miglior interpretazione vocale per la 25enne Laura.

Nel 1999 la Branigan ha inciso una versione remix della canzone: “Un sacco di gente, in questi anni, mi ha chiesto se non mi sono stancata di cantarla. La verità è che la amo con la stessa intensità di quando l’ho sentita per la prima volta. In seguito mi ha dato qualche problema, perché tutti si aspettavano che continuassi con questo genere, invece io non credo sia onesto dire che ‘Gloria’ è il tipo di canzone che meglio definisce il mio stile: è molto ritmata, mentre io mi trovo meglio con i brani lenti. Ma è un brano grandioso, e si è rivelato perfetto per esporre la mia gamma vocale. Inoltre, tutte le volte che la canto la gente comincia a saltare…Sarei pazza a separarmene”.

Sotto l’ultima versione del brano cantata da Claire Richards, leader e voce del gruppo ingliese Steps, che fa parte di “Euphoria“, il nuovo disco della cantante.

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Walter Veltroni, a sorpresa il suo esordio nella commedia

L’ex segretario del PD e sindaco di Roma lascia i documentari e arriva al cinema con “C’è tempo”, con protagonista Stefano Fresi

07 Marzo 2019 | 9:00 di Paolo Fiorelli  

Esordiente a 63 anni. Conoscevamo Walter Veltroni come politico (è stato anche vicepresidente del Consiglio), giornalista, esperto di cinema, autore di documentari. Ma non l’avevamo mai visto (né lo avremmo immaginato) a dirigere una commedia. E invece… In “C’è tempo” Veltroni racconta la storia di Stefano, di professione “osservatore di arcobaleni”, che in un colpo solo scopre di avere un fratellastro di 13 anni molto ricco, e di dover scegliere se prenderlo con sé o metterlo in collegio. Intanto i due fanno un viaggio attraverso l’Italia, dove cominceranno a conoscersi…

Veltroni, come mai questo improvviso desiderio di leggerezza?
«Per due ragioni. La prima è che amo la commedia all’italiana e penso sia un mezzo perfetto per dire cose anche importanti. La seconda è che sono rimasto folgorato dalla bravura di Giovanni, che era tra i bambini protagonisti del mio documentario “Indizi di felicità”. Ho scritto il film pensando a lui».

Anche l’altro protagonista, interpretato da Stefano Fresi, è un po’ un bambinone. Ma come, proprio lei che è sempre stato impegnato nel sociale sceglie un eroe infantile?
«Sì, perché bisogna diffidare dagli adulti che hanno cancellato il bambino dentro di sé. Sono capaci di tutto».

Il grande dà persino lezioni di seduzione al piccolo dividendo gli uomini in due gruppi. I “fichi” non devono far niente, tanto saranno le donne a cercarli. I “fichi alternativi”, invece, devono faticare un sacco. Lei a che gruppo appartiene?
«Fico alternativo, naturalmente. Però vorrei aggiungere che c’è la stessa differenza tra tirare un rigore e una punizione da 30 metri. Fare gol è più difficile, ma vuoi mettere la soddisfazione…».

Il film è ricchissimo di citazioni. Perché?
«Ce ne sono 50. Alcune sono evidenti, come l’omaggio a “I 400 colpi” di Truffaut, per me il film più importante sull’adolescenza, ma anche al gelato Arcobaleno, a Topolino, a “Stella stai” di Umberto Tozzi… tutti ricordi importanti per la mia generazione. Altre sono più difficili. Sfido lo spettatore a scovarle tutte: sarà un divertimento in più».

Walter Veltroni, a sorpresa il suo esordio nella commedia