Teatro Olimpico, i “pezzi da 90″ di Max Giusti

Giovanni Berti | 20-Gennaio-2016 | 14:20

maxgiusti240.jpgIn scena al Teatro Olimpico fino a domenica 24 gennaio, “Pezzi da 90″ è il nuovo spettacolo con protagonista assoluto Max Giusti. Scritto dal comico romano insieme a Marco Terenzi e Giuliano Rinaldi, lo show – due ore senza intervallo – propone monologhi e imitazioni, aneddoti e canzoni. Abbiamo assistito alla prima e vi raccontiamo com’è andata.

Mentre la platea e la galleria vanno riempendosi si ascoltano le canzoni immortali degli Eagles e si pensa a quanto Glenn Frey e soci siano entrati nelle nostre vite portandoci il sapore della libertà e della leggerezza. Gli spettatori VIP arrivano alla spicciolata: riconosciamo Marco Giallini e Nicola Pietrangeli, Marco Travaglio e Stefano Disegni. Tutte le teste si girano a guardare Rudi Garcia, “fotografatissimo” e alla fine molto applaudito. Quarto d’ora accademico e poi buio in sala.

Lo spettacolo più comico e irriverente che abbia mai fatto“, questa è la promessa di Max Giusti da Casetta Mattei, 48 anni da compiere il prossimo 28 luglio. Promessa mantenuta dopo centoventi minuti di show?

La risposta è sì: “Pezzi da 90″ ha molti punti di forza e davvero poche sono le riserve. La prima ora scorre via fluida, liscia e leggera. Giusti dispensa aneddoti scattanti e monologhi gustosi, esaminando la complessità dei rapporti genitori-figli, esagerando episodi della sua infanzia e della sua adolescenza e pennellando un ritratto familiare riconoscibile ed esilarante.

Dialoga con il pubblico, lo punzecchia costantemente, mostra grande sintonia con la band di quattro elementi che lo accompagna, regala in video un Pierluigi Pardo e un De Gregori da incorniciare.

Dopo sessanta/settanta minuti perfetti la narrazione perde (giusto) un poco di dinamismo, diventando (forse) eccessivamente verbosa, (forse) perché non adeguatamente alternata con contributi video o canzoni, (forse) perché viene messa troppa carne al fuoco.

Le considerazioni, però, sul cinismo e sulla mancanza di ospitalità dei romani (”che cianno sempre da fà pure quando nun cianno da fà gnente“) e l’analisi delle dinamiche dei call center colgono nel segno, come pure risulta straordinariamente efficace l’interpretazione di Bono Vox di un classico della canzone folk. Don Matteo, invece, è solo accennato e (forse) non se ne sfruttano tutte le potenzialità.

Verso la fine dello spettacolo, ecco il brusco cambio di marcia con l’arrivo dei “pezzi da 90″, un gustosissimo medley con le canzoni di Umberto Tozzi, Ligabue, Boy George e Al Bano in cui Giusti offre al pubblico un eloquente saggio del suo talento non solo di imitatore ma anche di interprete.

Insomma, uno spettacolo divertente e brillante, un antidoto efficace contro il logorio della vita moderna e la routine. E, nel bis, potrebbe spuntare pure Cristiano Malgioglio presidente della repubblica…

Giovanni Berti

by http://www.vignaclarablog.it/2016012035991/teatro-olimpico-pezzi-da-90-max-giusti/

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