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Il cantautore: «Vivere di musica è un privilegio. A Milano devo l’inizio della mia carriera»

Umberto Tozzi: «Sì, mi sento davvero un uomo fortunato»

INTERVISTE 25/04/2009Stefano Ghionni

stefano.ghionni@cronacaqui.it

Ha scritto canzoni come “Ti amo” e “Gloria”, come “Immensamente” e
“Tu”. Ma anche “Stella stai” e “Gli altri siamo noi”. Pezzi che fanno
parte della storia della musica italiana. Lui è ovviamente Umberto
Tozzi, tra i cantautori più produttivi e più conosciuti al mondo grazie
anche ai suoi quasi 50 milioni di dischi venduti. Lunedì sera sarà in
concerto al Teatro Nuovo dove ripercorrerà una carriera nata proprio a
Milano verso la metà degli anni ’70. Un 2009 che ha riportato alla
ribalta il musicista torinese tra l’album “Non solo live”, il libro
autobiografico “Non solo io” e appunto il tour. «Effettivamente si sono
“mescolate” tra di loro tutte queste, ma è stato solo un caso», spiega
Tozzi.

Come è nata l’idea di “Non solo live”?

Inizialmente volevo dare vita a un cd di soli inediti, poi strada
facendo mi è venuta voglia di registrare un live che avesse suoni
diversi rispetto a “Royal Albert Hall” del 1988: erano 20 anni che non
proponevo un disco dal vivo.

Altra novità, il libro…

Una coincidenza anche perché quando ho iniziato a prendere appunti
sulla mia vita da musicista non pensavo un giorno di pubblicarli. Ci
sono i miei ricordi, aneddoti simpatici e divertenti.

Lunedì il suo tour approda al Nuovo: come lo presenta?

Sono un uomo fortunato perché ho un repertorio molto conosciuto e
dunque non mancheranno quei brani che mi hanno fatto voler bene dalla
gente. E non mancheranno i cinque inediti di “Non solo live” e le cover
“Lullabye (Goodnight My Angel)” di Billy Joel (nel tondino) e “Petite
Marie” di Francis Cabrel contenute nel disco. Il concerto è sicuramente
gustoso per chi ama la mia musica, si sente cantare il pubblico
dall’inizio alla fine. Una cosa molto gratificante per me.

Ma la scaletta ruota intorno a “Non solo live”?

Sì e no. Ho inserito pezzi del passato che raramente ho suonato dal
vivo. Poi ci sono anche dei medley acustici. Diciamo che è uno show più
fornito rispetto all’album.

Il tour arriva a Milano rodato: il punto di forza?

Le canzoni di ieri che si ascoltano oggi ancora volentieri. E il
pubblico che è il vero protagonista di tutto. È come trovarsi a una
serata tra amici.

Curiosità: nell’album c’è “Un corpo e un’anima” scritta da lei
e portata al successo da Wess e Dori Ghezzi che vinsero nel ’74
“Canzonissima”…

È stata la prima canzone che ho composto e che mi ha permesso di farmi
conoscere come autore nel giro editoriale di Milano. L’ho riscoperta
tre anni fa quando è stata “rispolverata” per una pubblicità: devo dire
che è molto conosciuta.

Sono passati 33 anni dal suo album d’esordio e ha venduto quasi 50 milioni di dischi: il suo segreto?

Non lo so. Sono un musicista che canta e suona quello che scrive. Ho
avuto la fortuna di “fare” questo mestiere anche se non tutto gira
sempre per il verso giusto. Ma sono un privilegiato, vivere di questo è
una cosa bella, la musica mi permette di sognare. Inoltre “vivere” il
movimento musicale degli anni ’70 e ’89 è stato qualcosa di
indimenticabile e non più ripetibile. In quel periodo è nata una
generazione di cantautori e artisti che ha scritto pagine bellissime
del nostro Paese. E se oggi siamo qui a cantarle ancora è perché
abbiamo un repertorio importante.

Chi non la conosce quale suo disco dovrebbe ascoltare?

Non so rispondere, dico solo che “Il grido” del 1996, che è stato un
insuccesso, meritava molto di più perché è un’opera molto bella.

Oggi c’è la canzone che la rappresenta di più?

“Si può dare di più” ha in qualche modo segnato qualcosa di importante e il suo significato è attuale ancora oggi.

Baglioni cambia spesso gli arrangiamenti di “Questo piccolo
grande amore” dicendo che si è stancato di riproporla sempre uguale: è
così per lei anche per “Ti amo” che è probabilmente la sua canzone più
famosa?

Secondo me i brani non vanno stravolti perché il pubblico li vuole
ascoltare così come sono nati per emozionarsi sempre con lo stesso
ascolto.

Oggi c’è qualche giovane cantautore che può avvicinarsi a lei?

Non sono un profeta, ma dico di no. Oggi i giovani hanno un altro tipo
di approccio alla musica, devono sfondare subito, non hanno la
“possibilità” di sbagliare uno o due album.

Tozzi e Milano?

C’ho vissuto negli anni ’70, bazzicavo negli ambienti musicali
dell’epoca. È la città che ha dato la svolta alla mia carriera. Ho
avuto la possibilità di suonare con grandi artisti, di conoscere un
mito come Lucio Battisti. Ogni volta che ci torno mi emoziono sempre
ricordando episodi incredibili che ho ricordato anche nel libro.

Il live comincerà alle 21, biglietti da 40 a 29 euro esclusa prevendita.


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